Il Cairo (Egitto), 13 lug. (LaPresse/AP) – Sette peacekeeper delle Nazioni unite sono stati uccisi in Sudan in un agguato nella regione del Darfur. Lo riferisce un portavoce delle forze Onu, Chris Cycmanick, spiegando che si tratta del peggiore attacco mai avvenuto nell’area ai danni dei caschi blu.
Nell’imboscata sono rimasti feriti altri 17 lavoratori dell’Onu, tra cui due poliziotti donne, e la nazionalità delle vittime non è stata diffusa. Ad attaccare la squadra, composta da soldati e poliziotti, sono stati alcuni aggressori con armi da fuoco e probabilmente anche razzi Rpg. L’agguato è avvenuto 25 chilometri a ovest della città di Abeche e non è stato ancora rivendicato da nessun gruppo.
La regione del Darfur, nell’ovest del Sudan, è teatro di violenze dal 2003, quando i ribelli hanno imbracciato le armi contro il governo centrale di Khartoum. L’Onu ha caschi blu nell’area dall’inizio del 2008.
“La missione condanna nei termini più forti possibile i responsabili di questo attacco atroce ai nostri peacekeeper”, ha affermato Mohamed Ibn Chambas, rappresentante speciale della forza congiunta Onu-Unione africana, aggiungendo che “i responsabili devono sapere che saranno perseguiti per questo crimine che costituisce una grave violazione delle leggi umanitarie internazionali”.
In passato i caschi blu sono stati presi di mira in altri agguati nella regione e l’ultimo attacco risale ad aprile, quando uomini armati hanno sparato uccidendo un peacekeeper nigeriano nello Stato del Darfur orientale. La forza congiunta di peacekeeping di Onu e Unione africana, nota come Unamid, è stata istituita per proteggere i civili in Darfur ma contribuisce anche a garantire la sicurezza a chi offre aiuti umanitari, a verificare gli accordi e gli sforzi di riconciliazione politica e a promuovere il rispetto dei diritti umani. L’Unamid ha in Darfur 16.500 soldati e osservatori militari e oltre 5mila membri della polizia internazionale. Nel conflitto nella regione sono state uccise oltre 300mila persone.
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