Washington (Usa), 12 lug. (LaPresse/AP) – Si è chiusa a Washington la due giorni di colloqui tra Usa e Cina, impegnate nell’annuale Dialogo strategico ed economico. Ma non senza una dura frecciata da parte americana contro Pechino sulla gestione del caso di Edward Snowden, la talpa della National Security Agency, che ha permesso di far venire alla luce i programmi segreti di controllo delle comunicazioni da parte del governo Usa. “La gestione della Cina di questo caso non è stata coerente con il nuovo tipo di rapporto che entrambi cerchiamo di costruire”, ha commentato il vice segretario di Stato William Burns, in riferimento al recente incontro tra i presidenti Barack Obama e Xi Jinping in un resort della California.

LA FUGA A MOSCA. Snowden, dopo aver consegnato numerosi documenti a giornalisti del Guardian e del Washington Post, è fuggito a Hong Kong e, dopo alcune settimane, ha preso un volo diretto a Mosca. Le autorità di Pechino e della stessa Hong Kong si sono opposte all’estradizione, permettendo all’ex contractor di partire. Anche Obama, spiega la Casa Bianca, ha espresso disappunto per la situazione durante un incontro avuto ieri nello studio ovale con due leader della delegazione cinese.

CINA: COMPORTAMENTO IRREPRENSIBILE. Pronta la risposta di Pechino. Il ministro degli Esteri Yang Jiechi ha definito “irreprensibile” la condotta della autorità di Hong Kong sul caso e ha respinto le critiche statunitensi sulla situazione dei diritti umani nella aree a minoranza etnica di Tibet e Xinjiang. La popolazione di queste zone, ha detto, “godono di una vita più felice e di libertà e diritti umani senza precedenti”. “Speriamo – ha aggiunto – che gli Stati Uniti migliorino la propria situazione dei diritti umani”. Circa 120 tibetani si sono dati fuoco dal 2011 per protestare contro le politiche di Pechino in Tibet e hanno chiesto il ritorno del loro leader spirituale, il Dalai Lama. Nella regione orientale dello Xinjiang, dove la popolazione musulmana contesta le autorità centrali, 56 persone sono morte negli scontri degli ultimi mesi.

OK A COLLOQUI SU TRATTATO BILATERALE. Nonostante queste punzecchiature, non sono mancate da parte americana le lodi alla nuova presidenza di Xi Jinping, principalmente da parte del segretario al Tesoro Jacob Lew. Ma soprattutto, è arrivato l’ok di Pechino all’apertura di negoziati su un trattato di investimento bilaterale. Il ministro del Commercio Gao Hucheng ha detto ai giornalisti che i negoziati su parti sostanziali del trattato inizieranno “prima possibile”. Washington spinge per dar via ai colloqui da anni. “Un trattato di investimento bilaterale Usa-Cina di alto livello – ha commentato in una nota Lew – è una priorità per gli Stati Uniti e servirà a preparare il campo ai lavoratori e alle imprese americane aprendo il mercato a una concorrenza leale”. L’impegno preso oggi, ha aggiunto, “è un passo significativo e rappresenta la prima volta in cui la Cina accetta di negoziare un trattato di investimento bilaterale, per includere tutti i settori e le fasi di investimento con un altro Paese”.

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