Ankara (Turchia), 13 giu. (LaPresse/AP) – La polizia turca ha usato nella notte lacrimogeni e cannoni ad acqua ad Ankara, per interrompere le proteste di circa 2.500 manifestanti, che avevano allestito barricate su una strada che porta agli uffici del governo. Proteste senza scontri invece a Istanbul, dove ieri sera i dimostranti hanno nuovamente formato una catena umana che abbracciasse tutta piazza Taksim per impedire frizioni con la polizia. Questo nonostante il governatore di Istanbul, Hüseyin Avni Mutlu, aveva annunciato su Twitter che gli agenti non sarebbero intervenuti.

Ieri il governo ha dato il primo segnale di apertura, esprimendo la propria disponibilità a tenere un referendum sul piano di riammodernamento di piazza Taksim a Istanbul, che coinvolge le sorti di Gezi Park. Si tratta del progetto che ha dato il via alle proteste. L’apertura, il primo passo significativo dell’esecutivo per porre fine alle proteste, è giunto dopo che nel pomeriggio il premier Recep Tayyip Erdogan aveva incontrato nel suo ufficio di Ankara una delegazione di 11 attivisti. L’ipotesi della consultazione popolare sembra una mossa acuta da parte di Erdogan: innanzitutto il premier sembra pronto a scommettere che il consenso nei suoi confronti gli garantirebbe una facile vittoria del piano alle urne; dall’altra per i dimostranti sarebbe complesso rifiutare la proposta del referendum, visto che accusano Erdogan di essere poco democratico.

Intanto non mancano le critiche per il meeting di ieri fra il premier e la delegazione di attivisti, nella quale molti dei manifestanti dicono di non riconoscersi. All’incontro, fra l’altro, non ha partecipato il gruppo ‘Taksim Solidarity’, principale oppositore del contestato piano di riammodernamento di piazza Taksim a Istanbul. “Le persone che sono al meeting non rappresentano ‘Taksim Solidarity’. Sono persone che non hanno nulla a che fare con quello che stiamo portando avanti qui”, ha affermato a Gezi Park Ongun Yucel, membro del gruppo. La piattaforma continua a ribadire le stesse richieste: che Gezi rimanga un parco pubblico, che i funzionari responsabili degli eccessi della polizia vengano licenziati e che tutti i manifestanti arrestati vengano rilasciati. Il governo ha fatto sapere che un’eventuale referendum riguarderebbe comunque solo il progetto di ricostruzione di un’antica caserma ottomana, mentre i cittadini non verrebbero consultati sulla demolizione di un centro culturale alla quale si oppongono i manifestanti.

Le manifestazioni sono cominciate a Istanbul il 27 maggio per impedire l’abbattimento di 600 alberi di Gezi Park previsto dal progetto di riammodernamento di piazza Taksim. Dopo un violento intervento della polizia per disperdere il sit-in con lacrimogeni e cannoni ad acqua, tuttavia, il 31 maggio, le proteste si sono trasformate in cortei contro il governo e si sono estese gradualmente a 78 città del Paese. Tra le principali, Ankara e Smirne.

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