Gerusalemme, 28 mag. (LaPresse/AP) – Botta e risposta a distanza tra Russia e Israele sulla questione siriana. Dopo che nella notte i ministri degli Esteri dell’Ue hanno deciso di revocare l’embargo sulle armi alla Siria, Mosca ha fatto sapere che porterà a termine la consegna dei missili antiaerei S-300 di ultima generazione alla Siria, considerando queste vendite un deterrente per evitare interventi stranieri nel Paese. Israele però non ci sta e, attraverso il ministro della Difesa Moshe Yaalon, fare sapere che in caso di consegna dei missili l’esercito di Tel Aviv “saprà cosa fare”.

RUSSIA: NON RIVEDIAMO NOSTRA POSIZIONE. “Comprendiamo le perplessità e i segnali che ci hanno inviato governi del mondo, capiamo che molti nostri partner siano preoccupati per la questione” ma “non abbiamo motivi per rivedere la nostra posizione”, ha detto il vice ministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, spiegando la decisione di Mosca. Ryabkov non ha confermato se alcuni missili siano già stati inviati, ma comunque ha chiarito che la Russia non intende abbandonare i propri piani di vendita nonostante le pressioni di Israele e alcuni Paesi occidentali. “Crediamo che i nostri programmi contribuiscano a limitare certe ‘teste calde’ che considerano l’idea di dare una dimensione globale al conflitto” in Siria, ha aggiunto Ryabkov, sottolineando che gli S-300 non possono essere usati dal governo contro i ribelli, poiché questi non dispongono di forze aeree. Il vice ministro non ha tuttavia specificato se sia stato firmato un contratto per la vendita dei missili, né ha dato dettagli di altro tipo.

ISRAELE: MISSILI SONO UNA MINACCIA. “Per quanto ci riguarda”, ha commentato il ministro Yaalon, parlando in occasione delle annuali esercitazioni che si tengono in Israele in preparazione ad attacchi missilistici, “si tratta di una minaccia”. “A questo punto – ha aggiunto – non posso dire che ci sia una escalation. Questi carichi non sono ancora stati spediti. E spero che non vengano inviati”, ma nel caso avvenisse Israele “saprà cosa fare”. Dal canto suo il ministro della Protezione civile Gilad Erdan, spiega che le esercitazioni non sono legate alle tensioni con la Siria. “Ma ovviamente – ha detto – dobbiamo tenere in considerazione che qualcosa di questo tipo potrebbe avvenire nel prossimo futuro, considerato ciò che vediamo in Siria, e perché sappiamo che le armi chimiche ci sono e potrebbero cadere nelle mani dei gruppi terroristici islamici”. Israele ha chiesto più volte a Mosca di non consegnare le armi promesse a Damasco, temendo che i missili possano cadere nelle mani di gruppi come Hezbollah. Le esercitazioni di quest’anno giungono in un periodo di alta tensione e consistenti preoccupazioni per il fatto che Tel Aviv possa essere trascinata nel conflitto siriano. Benché non ci sia stata alcuna conferma ufficiale, di recente Israele ha portato a termine diversi attacchi aerei in Siria su depositi di armi, sembra destinate proprio a Hezbollah.

GLI ARMAMENTI. I missili S-300 hanno una gittata massima di 200 chilometri e sono in grado di identificare e attaccare diversi bersagli simultaneamente. Questo tipo di arma sarebbe un grande passo avanti per le capacità antiaeree siriane e anche nella difesa di Damasco da eventuali aggressioni dai Paesi vicini. Per tutta la durata della guerra civile, la Russia ha cercato di proteggere il governo di Bashar Assad dai tentativi di imporre sanzioni da parte delle Nazioni unite, e ha continuato a fornire armi all’esercito. In merito alla decisione dei ministri degli Esteri dell’Ue di revocare l’embargo sulle armi alla Siria, il vice ministro russo Ryabkov ha espresso la propria contrarietà, sostenendo che questa misura aiuterà a “fomentare” il conflitto.

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