Ankara (Turchia), 14 mag. (LaPresse/AP) – Damasco ha proposto di aprire un’indagine congiunta con Ankara sulle due autobombe esplose sabato nella città turca di Reyhanli, vicino al confine con la Siria, ma il primo ministro Recep Tayyip Erdogan ha respinto l’offerta. “Accusare lo Stato siriano di questi attacchi codardi e terroristici è completamente infondato”, si legge in una nota diffusa dalla tv di Stato siriana a seguito di un incontro del governo. “Il governo turco – prosegue il comunicato – è responsabile della situazione nelle zone del confine perché le ha trasformate in un rifugio e un luogo di passaggio per i terroristi, e ha permesso a uomini armati di usare il territorio del Paese per commettere reati contro i siriani”.
Il governo di Ankara, ha detto il ministro dell’Informazione siriano, Omran al-Zoubi, “sta approfittando politicamente degli attacchi di Reyhanli”. Damasco, ha aggiunto il ministro, è pronta a prendere parte a “un’indagine congiunta e trasparente condotta da agenti speciali nei due Paesi”. Il premier turco ha risposto affermando che “attualmente non c’è un’amministrazione legittima accettata dal popolo siriano” con cui Ankara potrebbe lavorare. “Come possiamo accettare – ha aggiunto – un’amministrazione che non è accettata dal popolo?”. Nelle esplosioni di sabato hanno perso la vita 51 persone, tra cui cinque siriani.
Erdogan aveva fatto sapere oggi che le autorità hanno arrestato complessivamente 13 persone sospettate di essere dietro gli attentati di Reyhanli. La polizia, ha detto il ministro dell’Interno Muammar Guler, sta ancora cercando altre sei persone, di cui quattro potrebbero aver pianificato l’attacco e due sono sospettate di aver “aiutato e sostenuto” gli attentatori. Le autorità turche hanno accusato dell’attentato un gruppo marxista con presunti legami con l’agenzia di intelligence siriana, ma non hanno fornito il nome del gruppo.
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