Roma, 17 dic. (LaPresse) – Un ingegnere italiano è stato rapito in Siria. Secondo quanto riferisce la Farnesina, l’uomo lavorava per una acciaieria vicino alla città costiera di Tartus. Del caso si sta occupando l’unità di crisi. Insieme al tecnico italiano sono stati sequestrati anche due colleghi di altre nazionalità, che lavoravano con lui nell’area di Latakia. Sin dall’acquisizione della notizia, fa sapere la Farnesina, l’unità di crisi ha effettuato gli opportuni approfondimenti ed attivato tutti i canali per i necessari interventi a favore del cittadino italiano. La stessa unità di crisi ha immediatamente informato della situazione i familiari dell’interessato, con i quali mantiene uno stretto contatto.

“L’incolumità del connazionale è la nostra priorità assoluta ed è indispensabile tenere il massimo riserbo”, ha commentato il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, che sta seguendo personalmente la vicenda. “Anche in questo caso – spiega – in raccordo con tutte le strutture dello Stato coinvolte, stiamo lavorando con il massimo impegno e con la stessa dedizione con cui le nostre ambasciate e consolati quotidianamente prestano assistenza ai connazionali in difficoltà, anche in regioni e situazioni a rischio”.

Dal novembre 2011, ricorda, l’azione del Governo, di tutte le sue strutture ed in particolare dell’unità di crisi della Farnesina, ha condotto alla liberazione di 27 cittadini italiani rapiti all’estero. Due di questi furono rapiti proprio in Siria e lo scorso 29 luglio sono rientrati in Italia. “E non dimentichiamo – sottolinea ancora Terzi – che vi è ancora un nostro connazionale in mano ai rapitori, Giovanni Lo Porto, rapito in Pakistan il 19 gennaio 2012, per la cui liberazione non si attenua in nessun modo l’impegno delle autorità e dei massimi livelli istituzionali. A lui e al connazionale in Siria va in queste ore il mio pensiero”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: