Gaza (Striscia di Gaza), 22 nov. (LaPresse/AP) – Dopo la firma del cessate il fuoco, la Striscia di Gaza ha vissuto una nottata tranquilla. Ma ora il problema torna a essere la questione umanitaria. Sul tema, si sono concentrate nella notte le consultazioni a porte chiuse del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. Al termine dell’incontro, il segretario generale Ban Ki-moon ha sottolineato in videoconferenza la necessità che ora vengano distribuiti aiuti umanitari nella Striscia. L’offensiva israeliana, durata otto giorni, è costata la vita a 161 palestinesi, tra cui almeno 71 civili, decine dei quali bambini.

ONU LODA MEDIAZIONE EGITTO. Al termine della sessione, il presidente del Consiglio, l’ambasciatore indiano Hardeep Singh Puri, ha letto la dichiarazione adottata, che accoglie con favore il cessate il fuoco e loda il presidente egiziano Mohammed Morsi per il ruolo di mediazione. Il documento esorta a sua volta alla distribuzione di ulteriori aiuti umanitari internazionali, in cooperazione con Israele, Egitto e Anp. Nessuna menzione invece ad Hamas, che governa nella Striscia di Gaza. La dichiarazione non fa nemmeno riferimento a chi ha dato il via all’ultima crisi e da cosa essa sia scaturita. Sulla questione il Consiglio è stato paralizzato per giorni, mentre le violenze aumentavano senza sosta, a causa del rifiuto degli Stati Uniti di approvare una dichiarazione congiunta proposta dal Marocco perché non faceva riferimento ai razzi sparati dalla Striscia di Gaza. Anche al termine di quest’ultimo incontro, l’ambasciatrice americana Susan Rice, ha voluto sottolineare che la crisi è iniziata con “l’escalation di lanci di razzi da Gaza, da parte di Hamas e di altre organizzazioni terroristiche”, verso Israele.

INVIATO DI ABBAS IN CINA. Intanto, questa mattina, un inviato del presidente dell’Anp Mahmoud Abbas è giunto a Pechino per raccogliere il supporto della Cina, anche in vista della richiesta all’Assemblea generale dell’Onu di riconoscimento della Palestina come Stato non membro delle Nazioni unite. “Sappiamo – detto il rappresentante palestinese, Bassam al-Salhi – che gli Stati Uniti spingeranno parti rilevanti a non emettere una risoluzione”, “ma contiamo sulla Cina per il suo peso che è uguale a quello dell’America”. Un ok da parte dell’Assemblea darebbe alla Palestina più possibilità di essere ammessa in altri organi Onu, come la Corte penale internazionale. In questo modo, l’Anp potrebbe chiedere una persecuzione contro Israele. “La Cina – ha dichiarato il ministero degli Esteri di Pechino tramite la portavoce Hua Chunying – comprende, rispetta e supporta la decisione della Palestina”.

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