Ankara (Turchia), 21 nov. (LaPresse/AP) – “Di fronte alle minacce e ai rischi alla nostra sicurezza nazionale a causa della crisi in corso in Siria”, “è stato deciso di chiedere formalmente alla Nato che la nostra difesa aerea nazionale venga rafforzata con il sostegno di elementi della difesa aerea alleata”. Così il governo turco ha annunciato la decisione di chiedere alla Nato il dispiegamento di missili Patriot sul suo territorio. La richiesta è stata confermata dal segretario generale dell’Alleanza, Anders Fogh Rasmussen. In un messaggio pubblicato su Twitter, Rasmussen ha scritto che “gli alleati discuteranno la questione al più presto”.

All’interno dell’Alleanza, solo Usa, Germania e Olanda dispongono di Patriot nel proprio arsenale. Ma, come ha spiegato Rasmussen, tocca a questi governi decidere se potranno fornire i missili e per quanto tempo. Alla richiesta sono già giunti risposte positive, come quella del ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle, il quale ha detto all’ambasciatore tedesco in Turchia che “la richiesta va accolta positivamente”. “Sarebbe un grave errore – ha aggiunto Westerwelle – se rifiutassimo il sostegno difensivo a un Paese della Nato in un momento in cui esso sente di essere esposto ad attacchi esterni”. Nessuna chiusura nemmeno dall’Olanda che, ha fatto sapere, “considererà la richiesta” e “indagherà convenienza e possibilità di un contributo”. “La solidarietà dell’Alleanza gioca un ruolo importante in questa decisione”, prosegue il comunicato.

Secondo quanto riferisce Rasmussen, un team congiunto visiterà la Turchia la prossima settimana per ispezionare un sito per il possibile dispiegamento dei Patriot. Lo schieramento, ha aggiunto, non si significa però che verrà imposta una no-fly zone sul territorio siriano, come richiesto più volte dei gruppi di opposizione contrari al governo di Bashar Assad. Gli alleati della Nato hanno installato batterie di Patriot sul territorio turco due volte in precedenza, nel 1991 e nel 2003, ma i missili non sono mai stati usati e sono stati smantellati alcuni mesi dopo.

Le tensioni tra Siria e Turchia sono aumentate in particolare dal 22 giugno scorso, quando l’esercito di Damasco ha abbattuto un jet turco. Secondo Ankara, il caccia F-4 stava volando in uno spazio aereo internazionale, mentre la Siria sostiene che si trovasse sul suo territorio. Le relazioni tra i due Paesi, già tese da quando la Turchia sostiene apertamente i ribelli, sono ulteriormente precipitate dal 3 ottobre, giorno in cui colpi di mortaio lanciati dalla Siria hanno colpito un villaggio turco al confine uccidendo due donne e tre bambini. L’attacco ha spinto Ankara a convocare un incontro di emergenza della Nato e a dispiegare carri armati e sistemi di difesa anti-aerea nella zona. L’esercito turco aveva risposto all’offensiva siriana con bombardamenti di rappresaglia.

Dopo gli incidenti al confine, Ankara ha minacciato di abbattere qualunque “elemento militare” siriano che si fosse avvicinato alla frontiera. Caccia turchi hanno iniziato a sorvolare l’area dopo che elicotteri di Damasco hanno volato vicino al confine. La difesa aerea turca è composta soprattutto da missili Rapier a corto raggio, da sistemi Stinger e da Hawk, missili terra-aria fabbricati negli Stati Uniti. Da lungo tempo l’esercito di Ankara cerca di acquisire un nuovo sistema di difesa a elevata altitudine per sostituire le batterie Nike-Hercules risalenti all’epoca della guerra fredda.

I missili Patriot, introdotti per la prima volta trent’anni fa, sono stati potenziati con successo da quel momento a oggi. Sebbene siano ottimizzati per la difesa anti-aerea, versioni avanzate possono anche essere usate contro missili da crociera e missili balistici di corto e medio raggio. I Patriot hanno un raggio massimo di circa 160 chilometri e possono arrivare a 24mila metri di altitudine.

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