Madrid (Spagna), 14 nov. (LaPresse/AP) – Oggi l’Europa si ferma per una serie di scioperi contro le misure di austerità e la disoccupazione. Proteste e manifestazioni sono previste in Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, Francia e Belgio. A Madrid e nelle altre città spagnole i manifestanti si sono già riuniti per prendere parte alle dimostrazioni e si sono verificati i primi disordini, con 32 arresti e 15 persone curate per ferite lievi.
Il sindacato Unión General de Trabajadores riferisce che alla protesta nazionale in Spagna, la seconda dell’anno, sta aderendo quasi la totalità dei lavoratori dei settori dell’automobile, dell’energia, della cantieristica navale e dell’edilizia. Di diversa opinione l’ufficiale del ministero Cristina Diaz, secondo cui lo sciopero è appena percepibile nel settore del trasporto merci e nei mercati alimentari all’ingrosso. Il consumo di energia, aggiunge la Diaz, è diminuito solo dell’11% rispetto a un normale giorno di lavoro. “Quello di oggi – ha commentato Igancio Fernandez Toxo, leader del sindacato Ccoo (Confederación Sindical de Comisiones Obreras) – è uno sciopero politico, contro le politiche di un governo suicida e anti-sociale”.
In Belgio, i servizi ferroviari ad alta velocità Thalys ed Eurostar che collegano Bruxelles a Londra e Parigi hanno riportato problemi a causa della protesta. “Austerità – commenta il leader sindacale Filip Peers – significa tagli nei servizi pubblici e nelle compagnie statali, e anche diminuzione del potere di acquisto della classe operaia. Austerità significa recessione, e questo rende ancora più profonda la crisi”. Ma dal suo quartier generale, Philippe de Buck, leader di BusinessEurope (l’unione industriale dell’Ue), esprime una diversa opinione. “Se inizi a scioperare a livello nazionale e nelle aziende colpirai l’economia. E non è la cosa giusta da fare oggi”, ha commentato de Buck, spiegando che le proteste potrebbero costare “miliardi” perché allontanano gli investitori stranieri.
Le manifestazioni non hanno coinvolto, se non in modo marginale, Germania e Danimarca. “Per ora – ha commentato Michael Sommer, leader sindacale tedesco – ci sono solo manifestazioni simboliche qui in Germania, perché siamo stati capaci di evitare la crisi”. Situazione simile in Danimarca. “I datori di lavoro – spiega Joergen Frederiksen, operaio di 69 anni in pensione – parlano la nostra stessa lingua, e ci capiamo. Tra noi ci sono buone sensazioni, e questo è importante”.
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