Washington (Usa), 8 ott. (LaPresse/AP) – Le aziende cinesi Huawei Technologies e Zte sono una grave minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti e bisogna bloccare i contratti e le acquisizioni delle suddette società di telecomunicazioni nel Paese. È quanto si legge nella bozza di un rapporto della commissione Intelligence della Camera Usa, risultato di un’indagine durata un anno. Il governo statunitense, si legge nel documento, non dovrebbe utilizzare attrezzature prodotte dalle due società per evitare il rischio di spionaggio e le ditte private americane dovrebbero evitare di fare affari con loro. L’intero rapporto della commissione sarà pubblicato oggi. Huawei e Zte sono tra i principali produttori di apparecchiature di rete e telecomunicazioni nel mondo. Entrambe negano di essere influenzate dal governo cinese e di essere una minaccia per la sicurezza.
“La Cina – si legge nel rapporto – ha i mezzi, l’opportunità e i motivi per usare le compagnie del settore di telecomunicazioni per scopi malvagi”. In conclusione gli autori del rapporto affermano che “i rischi legati alle forniture di apparecchiature da parte di Huawei e Zte per infrastrutture fondamentali negli Usa potrebbero indebolire i principali interessi di sicurezza nazionale del Paese”. La commissione, si apprende dal documento, ha ricevuto informazioni da esperti del settore e da attuali ed ex dipendenti di Huawei secondo cui questa società in particolare potrebbe aver violato le leggi in vigore negli Stati Uniti. Le accuse, tra cui quelle di corruzione, uso di software pirata e violazioni della legge sull’immigrazione, saranno riferite al governo per un’ulteriore analisi e una possibile indagine.
Nell’ambito delle indagini la commissione Intelligence della Camera Usa ha anche interrogato alcuni dirigenti delle due società. Huawei, ha detto venerdì scorso il vicepresidente per le relazioni esterne della società, William Plummer, è un’azienda “degna di fiducia e rispettata a livello globale” e ha collaborato con gli investigatori. Secondo gli autori del rapporto, tuttavia, “le società non hanno fornito prove sufficienti per una indagine giusta e completa e questo comportamento in sé non dimostra che siano state commesse violazioni, ma conferma le conclusioni della commissione”.

