Fairfax (Virginia, Usa), 5 ott. (LaPresse/AP) – Il nuovo tasso di disoccupazione al 7,8% dimostra che “gli Stati Uniti sono andati troppo avanti per fare un passo indietro adesso”, come accadrebbe se Mitt Romney diventasse presidente. Lo ha dichiarato il presidente americano Barack Obama a Fairfax, in Virginia, durante un comizio legato alla campagna elettorale in vista delle elezioni del 6 novembre. Obama ha puntato il dito contro lo sfidante repubblicano, rispondendo alle sue affermazioni a commento della diffusione dei dati sul lavoro.
Romney ha infatti dichiarato che il dato “non rappresenta ciò che dovrebbe essere una vera ripresa economica”, perché Obama deve fare i conti con un passato di fallimenti economici, visto che milioni di americani ancora faticano a trovare lavoro e vivono in povertà. Secondo Romney, la disoccupazione si è ridotta soltanto perché molte persone hanno smesso di cercare un impiego.
Obama ha commentato positivamente il dato sul tasso di disoccupazione, il più basso dal 2009, e ha invitato lo sfidante a non strumentalizzarlo. “Le notizie odierne non sono certamente una scusa per minimizzare lo stato dell’economia con l’obiettivo di acquistare punti in politica”, ha detto. “Oggi credo che come nazione stiamo di nuovo crescendo”, ha aggiunto. Il prossimo rapporto sul lavoro arriverà pochi giorni prima delle elezioni del 6 novembre.
“Ho visto troppo dolore, troppa fatica per lasciare che questo Paese sia schiacciato. Le grandi banche di Wall Street hanno fatto scommesse con i soldi altrui e ora Romney si oppone alla riforma e vuole tornare indietro: non lo permetterò”, ha detto Obama dal palco della George Mason university, applaudito dalla folla. “Una delle ragioni per cui siamo arrivati a livelli di deficit record sono stati gli sgravi fiscali per le fasce abbienti: io dico di no. Non torneremo indietro, non lo consentirò. La posta in gioco è troppo alta”, ha detto ancora.
Intanto, un nuovo sondaggio condotto da Associated Press e Gfk mostra che la maggior parte degli elettori statunitensi ha già deciso chi voterà alle presidenziali. Solo il 17% dichiara ancora di non sapere a chi darà la propria preferenza ed è quindi considerato ancora influenzabile.
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