Amman (Giordania), 25 set. (LaPresse/AP) – Un bambino assiste alla morte della sua famiglia quando un razzo cade su un funerale a cui stava partecipando. Un adolescente viene imprigionato e torturato nella sua stessa scuola, trasformata dal regime in un centro detentivo di massa per bambini. Il figlio di sei anni di un attivista antigovernativo viene catturato, per poi essere picchiato e lasciato morire di fame. È quanto succede oggi in Siria, secondo un rapporto pubblicato da Save the Children, ‘Le atrocità taciute: le storie dei bambini della Siria’, in cui si documentano atrocità, torture e uccisioni che i bambini sono costretti a subire ogni giorno a causa del conflitto civile. Sono migliaia i bambini morti nelle violenze e molti di più quelli rimasti traumatizzati, spiega l’organizzazione per i diritti umani. Il rapporto diffuso oggi contiene 18 testimonianze raccontate in prima persona da minori arrivati nei campi profughi.
Sebbene il documento non specifichi sempre quale parte del conflitto abbia commesso atrocità, se le forze fedeli al presidente Bashar Assad, i ribelli o i miliziani filogovernativi, queste sono state spesso associate al regime o ai cosiddetti shabiha. “Ogni crimine contro i bambini deve essere registrato per mandare un chiaro messaggio a tutte le parti del conflitto, ovvero che queste atrocità non saranno tollerate”, afferma Save the Children. Uno dei ragazzini che ha raccontato la sua testimonianza agli operatori del gruppo è Hassan, 14 anni, che ora vive in una tenda in un campo profughi in Giordania. L’adolescente ha descritto quanto accaduto quando un razzo si è abbattuto su una processione organizzata nel suo villaggio per un funerale. “Per terra c’erano corpi morti e persone ferite. Ho trovato parti di corpi uno sopra l’altro, i cani hanno mangiato i cadaveri per due giorni dopo il massacro”, riferisce.
BIMBI USATI COME SCUDI UMANI. Hassan racconta poi che i soldati governativi hanno usato i bambini come scudi umani. “Un’altra cosa che fanno – spiega il ragazzino – è usare i bambini per proteggersi. Sanno che non possiamo sparare contro i nostri stessi bambini e così li mettono davanti a loro, trasformandoli in scudi umani, e marciano nei nostri villaggi. È terribile per questi bambini. Molti di loro muoiono”. Il 14enne non ha fornito dettagli su luogo e momento degli eventi descritti, in modo da rendere difficile la sua identificazione. Save the Children, altri gruppi per i diritti umani e l’Onu rendono noto però che, secondo le testimonianze, queste atrocità sono “sistematiche, ricorrenti e spaventose”.
TORTURE SUI FIGLI DEGLI ATTIVISTI. Spesso – raccontano altri giovani testimoni – il rapimento, la tortura e anche l’uccisione di bambini per mano delle truppe di Damasco avvengono per punire i genitori. Khaled, 15 anni, racconta che un gruppo di uomini è arrivato nel suo villaggio, ha arrestato lui e altri cento giovani, alcuni di 12 anni. Il ragazzo è stato portato nella scuola locale e tenuto lì per una settimana. I suoi sequestratori lo hanno appeso al muro dai polsi senza che potesse toccare il pavimento con i piedi, poi gli hanno bruciato sigarette sulla pelle e lo hanno picchiato. “Mi hanno portato lì per torturarmi, nello stesso posto dove andavo a scuola per imparare. Mio padre era il principale lì”, riferisce a Save the Children. “Quando ho capito che era lì che stavamo andando – continua – ero tristissimo, volevo piangere”. Khaled non ha ricevuto cibo o acqua per 48 ore, ma ad altri ragazzi è stato riservato un trattamento ancora peggiore. Alcuni, prosegue, sono stati sottoposti a elettroshock. “Non credo ci fosse una ragione per questo. Dipendeva da come gli uomini si sentivano quel giorno. Non hanno mostrato alcuna compassione o pietà”, conclude il giovane.
Wael, 16 anni, racconta invece la storia di Alaa, un bambino di 6 anni lasciato morire di fame perché figlio di un attivista ricercato dal regime di Assad. Il piccolo è stato prima torturato e poi gli sono stati negati cibo e acqua per tre giorni. “L’ho visto morire. È sopravvissuto solo per tre giorni, e poi, semplicemente, è morto”, spiega Wael. “Era continuamente terrorizzato. Hanno trattato il suo corpo come se fosse un cane”, continua. “Credo che non starò mai bene di nuovo”, conclude.
L’APPELLO DI SAVE THE CHILDREN ALL’ONU. Il rapporto di Save the Children contiene un appello all’Onu affinché aumenti la presenza di osservatori sul campo per documentare le violazioni. Molti bambini, spiega il gruppo, avranno bisogno di cure specialistiche e terapie per riprendersi da quanto visto e vissuto. Nei campi per rifugiati gli operatori umanitari stanno già fornendo supporto ai bambini siriani che mostrano particolari sintomi di stress, ad esempio incubi o autolesionismo. Secondo gli attivisti, tra le 30mila vittime della guerra civile in Siria, circa duemila sono bambini. Twitter @maitri85
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