Washington (Usa), 22 set. (LaPresse/AP) – L’attacco dello scorso 11 settembre al consolato americano a Bengasi, in Libia, è stato portato a termine con tattiche militari. Lo riferiscono ad Associated Press fonti ufficiali degli Stati Uniti, spiegando i dettagli che emergono dalle indagini e precisando comunque che l’intelligence sta ancora lavorando sul caso. Le caratteristiche venute fuori, tuttavia, non sono ancora sufficienti a stabilire se si sia trattato di un attacco pianificato in largo anticipo o meno. Alcuni agenti dell’Fbi sono stati mandati da New York e Washington in Libia per indagare sul campo e sono al lavoro. Le autorità non hanno ancora individuato un unico gruppo responsabile dell’assalto, ma basandosi su alcune testimonianze hanno concentrato la loro attenzione sulla milizia islamica radicale Ansar al-Shariah, guidata da un ex detenuto di Guantanamo. Un testimone, per esempio, ha riferito di essere stato arrestato dai membri di Ansar al-Shariah durante la protesta perché stava scattando fotografie che ritraevano uno dei leader del gruppo. Proprio ieri sera a Bengasi si è tenuta una manifestazione di circa 30mila persone contro le milizie

All’assalto vero e proprio, che il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha definito ieri “un attacco terroristico”, secondo l’intelligence americana hanno partecipato 50 o più persone, molte delle quali mascherate. Sarebbero inoltre stati usati autocannoni. Stando alle prime ricostruzioni rivelate ad AP, gli aggressori si sarebbero disposti lungo un perimetro ben preciso per controllare l’accesso e l’uscita dalla struttura. Dopo una prima ondata di attacchi, in quella che sembrava inizialmente una manifestazione contro il film su Maometto ‘Innocence of Muslims’, lo staff diplomatico americano è stato portato a fuggire in un edificio di ripiego, dove però c’era un secondo gruppo di estremisti che ha attaccato a colpi di mortaio. L’ambasciatore Chris Stevens era giunto a Bengasi da Tripoli in occasione dell’apertura di un centro culturale americano.

Il fatto di stabilire se si sia trattato di un attacco premeditato avrebbe implicazioni sia di intelligence sia politiche. Se venisse fuori che si trattava di un piano organizzato da tempo, l’intelligence sarebbe messa sotto esame per capire il motivo per cui non abbia previsto e contribuito a evitare l’accaduto. Per quanto riguarda invece l’aspetto politico, i repubblicani hanno accusato l’amministrazione Obama di aver interpretato in modo scorretto l’assalto, come se fosse scaturito dalle proteste in Medioriente contro il film su Maometto. I Gop hanno inoltre criticato il livello di protezione garantito al consolato, soprattutto visto che si trattava dell’anniversario degli attacchi terroristici dell’11 settembre del 2011. Secondo la Casa Bianca, non ci sono prove che si sia trattato di un attacco premeditato e gli estremisti avrebbero sfruttato la protesta per assaltare la sede diplomatica Usa.

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