Teheran (Iran), 29 ago. (LaPresse/AP) – Il segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon è giunto a Teheran, in Iran, per prendere parte da domani al summit del Movimento dei Paesi non allineati. Già oggi però, il numero uno dell’Onu ha potuto incontrare le autorità iraniane, a partire dal presidente del Parlamento Ali Larijani, per passare poi al leader supremo, l’ayatollah Ali Khamenei, e al presidente Mahmoud Ahmadinejad.

Al centro dei colloqui, prima di tutto, i diritti umani, su cui Ban Ki-moon ha usato parole tutt’altro che leggere. Nell’incontro, ha spiegato in conferenza stampa al fianco di Larijani, “abbiamo discusso di come l’Onu possa lavorare assieme all’Iran per migliorare la situazione umanitaria” nel Paese. “Nutriamo serie preoccupazioni sugli abusi e le violazioni dei diritti umani in questa nazione”, ha quindi aggiunto, mentre sul volto del presidente del Parlamento si dipingeva un’espressione cupa. I gruppi di opposizione avevano chiesto al segretario dell’Onu di sfruttare la visita a Teheran come occasione per criticare l’atteggiamento e le azioni delle autorità iraniane nei confronti dei dissidenti politici. Tra queste anche gli arresti domiciliari decisi nei confronti dei leader dell’opposizione Mir Hossein Mousavi e Mahdi Karroubi.

Benché in conferenza stampa non ne abbia fatto menzione, Ban Ki-moon aveva però promesso di occuparsi anche del conflitto che dal marzo dello scorso anno insanguina la Siria. “L’Iran – ha dichiarato il segretario dell’Onu all’arrivo a Teheran – ha un ruolo molto importante nell’aiutare a risolvere la questione siriana”. Per trovare una soluzione, Teheran ha fatto sapere di aver elaborato una strategia. Un piano che, ha spiegato oggi il vice ministro degli Esteri Hossein Amir Abdollahian, citato dall’agenzia di stampa ufficiale Irna, “prevede un cessate il fuoco e la messa in atto di un meccanismo di riconciliazione nazionale di colloqui in questo Paese della durata di tre mesi”.

Già questa mattina, il deputato Alaeddin Boroujerdi aveva rivelato alcuni dettagli del piano sulla Siria che l’Iran pensa di proporre nel corso del summit dei Paesi non allineati. L’idea, ha spiegato Boroujerdi, è proporre una squadra composta da tre Paesi membri del Movimento (Egitto, Iran e Venezuela) a cui dovrebbero affiancarsi due nazioni dell’area, ossia Iraq e Libano. Boroujerdi riferisce inoltre di aver già incassato il sì al piano da parte del presidente Bashar Assad durante una visita in Siria la scorsa settimana.

Tuttavia, finora i ribelli anti-Assad hanno sempre respinto ogni ipotesi che veda l’Iran ricoprire un ruolo di mediazione nella crisi. Posizione condivisa dagli Stati Uniti. L’Iran, ha commentato Victoria Nuland, portavoce del dipartimento di Stato Usa, non deve aver alcun ruolo e non deve far altro che “rompere con il regime di Assad e smetterla di fornire materiale di sostegno, armi e consiglieri” a Damasco.

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