Oslo (Norvegia), 24 ago.(LaPresse/AP) – A un anno, un mese e due giorni dalle stragi di Oslo e Utoya, che scossero la Norvegia con 77 morti, la Corte distrettuale di Oslo ha dichiarato Anders Behring Breivik sano di mente, condannandolo a 21 anni di carcere per terrorismo e omicidio premeditato. Nel leggere la sentenza, i giudici della Corte hanno definito gli attacchi di Breivik “senza precedenti nella storia della Norvegia”.
LE PERIZIE E LA SANITA’ MENTALE. La dichiarazione di sanità o infermità mentale del 33enne era il punto chiave del verdetto dei cinque giudici. Ora che è stato considerato sano, Breivik rischia di restare in carcere a vita, perché la detenzione è prolungabile sino a quando sarà ritenuto pericoloso per la società. Se fosse stato dichiarato malato di mente, sarebbe stato internato in un centro psichiatrico e costretto a ricevere cure. L’estremista di destra è stato sottoposto a due perizie psichiatriche che hanno dato esito opposto: la prima lo ha riconosciuto insano, la seconda sano. “Ora non sentiremo parlare di lui per un po’, possiamo avere pace e tranquillità”, ha commentato all’emittente televisiva Tv2 Per Balch Soerensen, padre di una ragazza uccisa.
NON SARA’ PRESENTATO APPELLO. Al termine dell’udienza Breivik ha confermato che non presenterà appello, spiegando che un passo di questo tipo “legittimerebbe” il tribunale. Quindi si è scusato con i “militanti nazionalisti” per non aver ucciso più persone durante gli attacchi del 22 luglio 2011. Anche la procura ha fatto sapere che non presenterà ricorso.
BREIVIK SODDISFATTO PER LA SENTENZA. Breivik, in completo nero, ha fatto ingresso nell’aula del tribunale con l’espressione beffarda già mostrata in altre udienze e ha salutato alzando il braccio destro. Al momento della lettura del verdetto è apparso compiaciuto. La decisione della Corte di considerarlo sano di mente, e quindi responsabile del suo gesto, va contro le raccomandazioni dei procuratori, che avevano chiesto fosse dichiarata l’infermità mentale. Durante il processo, il 33enne ha più volte accusato le autorità di volerlo dipingere come pazzo per mettere in dubbio la sua ideologia politica. Un confinamento in un centro psichiatrico, aveva dichiarato, sarebbe stata la cosa peggiore che potesse capitargli. “Si è sempre considerato sano e quindi non è sorpreso della sentenza”, ha spiegato dopo il verdetto il suo avvocato, Geir Lippestad.
IN CARCERE HA A DISPOSIZIONE TRE STANZE. Visto il riconoscimento della sua sanità mentale, Breivik sconterà la pena nella prigione di massima sicurezza dove è stato detenuto finora, il carcere Ila di Oslo. Al momento il 33enne ha a disposizione tre celle di 8 metri quadri ciascuna: una camera da letto, una stanza con attrezzi per la ginnastica e uno studio, con un computer ma senza internet. L’obiettivo delle autorità carcerarie di Ila è riuscire a trasferire Breivik in una sezione della struttura con altri detenuti, che hanno accesso a una scuola e a diverse attività. Nell’istituto è possibile seguire lezioni dal livello di istruzione elementare fino a corsi universitari. Mentre i prigionieri possono andare in biblioteca e in palestra, oltre a lavorare nei diversi negozi del carcere e partecipare ad altre attività ricreative. “Mi piace metterla in questo modo: è un essere umano e ha dei diritti. Il punto è creare un regime di prigionia umano”, spiega Ellen Bjercke, portavoce della struttura detentiva Ila.
PREMIER STOLTENBERG: VERDETTO RICORDA CENTRALITA’ VITTIME. “Oggi – ha commentato il primo ministro Jens Stoltenberg – è stato ricordato a tutti noi cosa conta realmente in tutta questa vicenda, ovvero le persone uccise o ferite il 22 luglio 2011, coloro che hanno perso i loro cari e tutte le persone direttamente colpite”. “La revisione dei dettagli orribili del caso – ha aggiunto poi il premier in merito alla lunga lettura dei dettagli del massacro – è stata una dura prova per molti, ma necessaria in conformità con i principi del nostro sistema legale”. I cinque giudici hanno letto a turno la sentenza di 90 pagine, iniziata appunto con il verdetto e poi proseguita con la cronologia degli attacchi. Il documento si è concentrato su ogni vittima, descrivendo anche le ferite riportate dai singoli individui nella strage.
FAMILIARI VITTIME: SODDISFATTI PER SENTENZA UNANIME. “Avevamo chiesto e speravamo in una sentenza unanime, che abbiamo ottenuto. Per questo siamo contenti. Inoltre, è il verdetto più severo possibile secondo la legge norvegese e anche questa era una cosa che volevamo”, così ha invece commentato Christin Bjelland, madre di un sopravvissuto agli attacchi e portavoce di un’associazione per le vittime della duplice strage di Oslo e Utoya. “Volevamo dignità, volevamo che tutto fosse giusto a livello formale, ed è esattamente quanto accaduto”, ha concluso la donna.
LA GIORNATA PIU’ BUIA DELLA STORIA DELLA NORVEGIA. Il 22 luglio del 2011, alle 15.26 una bomba esplose all’esterno del quartier generale del governo a Oslo, provocando la morte di otto persone. Poche ore dopo, l’orrore aumentò quando un uomo, poi identificato come Breivik, 32 anni all’epoca, iniziò a sparare all’impazzata contro i giovani riuniti sull’isola di Utoya per un campo politico del partito laburista. Le vittime sull’isola furono 69, portando a 77 morti il bilancio complessivo della giornata più buia della storia recente della Norvegia. Breivik fu arrestato poco dopo la strage e da subito emersero le sue posizioni estremiste. Fu ritrovato un manifesto di 1.500 pagine, scritto di suo pugno contro il multiculturalismo in Europa. I suoi legali hanno poi annunciato che l’uomo ha iniziato la stesura di una seconda parte.
LE POLEMICHE SUI SOCCORSI. Nel Paese afflitto dal dolore per le giovani vittime scoppiarono anche polemiche sui ritardi nei soccorsi, recentemente risollevate dalla pubblicazione del rapporto di una commissione indipendente nominata dal governo, secondo la quale le stragi di Oslo e Utoya si potevano evitare. L’esplosione di Oslo “avrebbe potuto essere evitata” se le misure di sicurezza fossero state messe in atto in modo più efficace, afferma il documento. A Utoya inoltre, dove Breivik sparò per oltre un’ora, una risposta più rapida delle autorità avrebbe potuto interrompere prima l’attacco, anche se è vero che “quasi nessuno poteva immaginare” la strage sull’isola, prosegue il rapporto, a seguito del quale si è dimesso il capo della polizia Oystein Maeland. Dopo la pubblicazione del rapporto l’opposizione e i media hanno attaccato anche il premier Jens Stoltenberg per la gestione della situazione.
L’ODIO DEL MULTICULTURALISMO. Il manifesto contro il multiculturalismo e l’atteggiamento di Breivik durante il processo hanno contribuito a far conoscere meglio il volto dell’autore delle stragi. Alla sua prima uscita pubblica dall’arresto si presentò con un ghigno, poi il saluto con il pugno chiuso in tribunale e il continuo elogio della guerra all’islam. Durante il processo a suo carico, che si è concluso a giugno, Breivik ha riconosciuto di aver commesso gli attacchi, ma non ha voluto dichiararsi colpevole perché ritiene le vittime fossero traditori che intendevano rendere la Norvegia un Paese multiculturale. “Ho agito per legittima difesa per conto del mio popolo, della mia città, del mio Paese, per questo chiedo di essere riconosciuto innocente”, ha detto Breivik in aula all’inizio del processo. “Condannatemi a morte o assolvetemi”, aveva dichiarato nella terza giornata del processo, definendo provocatoriamente “patetica” la pena massima rischiata.
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