New York (New York, Usa), 15 giu. (LaPresse/AP) – Si è aperta la battaglia dell’Argentina per la sovranità delle isole Falkland-Malvinas. Con un discorso appassionato, nella serata di ieri, 30esimo anniversario della cacciata delle forze argentine dall’arcipelago, la presidenta Cristina Fernandez è intervenuta davanti al Comitato per la decolonizzazione delle Nazioni unite, facendo appello al Regno Unito affinché apra una finestra di confronto. “Vogliamo dialogare, non stiamo chiedendo che ci diano ragione, chiediamo che si siedano a dialogare”, ha affermato la vedova di Nestor Kirchner, la quale ha criticato le celebrazioni britanniche per la vittoria nella guerra del 1982, in cui morirono centinaia di persone. “Sentivo vergogna per loro da lontano, perché le guerre non devono essere celebrate o commemorate”, ha dichiarato la presidenta.

Dopo aver accusato Londra di abusare del potere in suo possesso in quanto membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, mentendo sulla storia delle isole e agendo come “un bullo”, la Fernandez ha aggiunto di essere arrivata all’Onu “senza alcun rancore”. L’Argentina sostiene che il Regno Unito abbia occupato illegalmente le isole nel 1833, mentre le autorità del Regno Unito ritengono che Buenos Aires stia ignorando il volere dei 3mila abitanti dell’arcipelago di mantenere la cittadinanza britannica.

Ieri sera la Fernandez si è presentata nella sala delle conferenze con una delegazione di oltre 90 rappresentanti argentini, tra cui ministri e politici dell’opposizione. Le Falkland erano invece rappresentate da due deputati e sei giovani isolani. Quando la presidente è stata introdotta è stata a lungo applaudita, così come al termine del discorso. Dopo l’intervento del rappresentante delle Falkland, Roger Edwards, che ha accusato Buenos Aires di cercare di sottrarre diritti agli isolani e di sottometterli al “colonialismo”, è invece calato il silenzio.

“Oggi – ha dichiarato Edwards – tutto ciò che chiediamo è il diritto di determinare il nostro stesso futuro”. Nel referendum che si terrà il prossimo anno, Edwards si è detto certo che gli isolani confermeranno di voler mantenere la cittadinanza britannica. Ben diversa la posizione degli argentini. Uno dei rappresentanti del Paese sudamericano presenti ieri all’Onu, Marcelo Luis Vernet, ha ricordato al Comitato che sua bisnonna arrivò sulle isole nel 1829, quindi ha letto un estratto dal diario della donna. Ha poi accusato il Regno Unito di essere un Paese “usurpatore” che ha strappato le isole alla loro naturale “identità del continente americano”.

Un altro rappresentante delle Falkland, Mike Summers, ha invece portato una lettera del governo dell’arcipelago in cui si invita l’Argentina a “sedersi e ascoltare le posizioni della popolazione delle Falkland e a intraprendere un dialogo volto a trovare strade per cooperare in materia di mutui interessi”. Summers ha quindi chiesto alla delegazione argentina di invitarlo a consegnare la lettera alla Fernandez prima della fine della sessione, ma non si è verificato alcun invito. Al termine del dibattito, Summers e altri hanno seguito la presidenta, la quale tuttavia non ha accettato la lettera di persona, come invece ha fatto un altro membro della sua delegazione. In merito alla negoziazione, il ministero degli Esteri di Buenos Aires, Hector Timerman, ha ribadito ai giornalisti che l’Argentina vuole un confronto tra Stato e Stato con Londra. Tuttavia, finora, il Regno Unito ha sempre respinto le richieste di negoziare sulla sovranità dell’isola.

Al termine dell’incontro di ieri, il Comitato, composto da 24 membri, ha adottato per consenso una risoluzione simile a quella approvata da diversi anni, in cui si chiede ai due Paesi di negoziare. Dopo la guerra del 1982, le isole sono diventate un territorio oltremare britannico, con una propria assemblea legislativa eletta direttamente che sovrintende il governo locale. I residenti delle isole hanno tuttavia ancora il passaporto britannico e beneficiano della forza di difesa britannica.

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