Londra (Regno Unito), 14 giu. (LaPresse/AP) – La Corte suprema britannica ha respinto la richiesta del fondatore di Wikileaks, Julian Assange, di riaprire il processo relativo alla sua estradizione in Svezia. Nella sentenza, che si articola in cinque punti, la Corte ha confermato che il 40enne australiano deve essere estradato in Svezia, dove due donne lo accusano di molestie sessuali avvenute durante una sua visita nel Paese nel 2010. Una decisione che Claes Borgstrom, avvocato delle accusatrici, ha definito “ovvia e attesa, rinviata troppo a lungo”.
Per evitare il trasferimento, il giornalista ha ora l’ultima possibilità di presentare ricorso alla Corte europea dei diritti umani, ma secondo esperti legali è improbabile che questo riesca a bloccare l’ordine di estradizione. In seguito alla sentenza di oggi, l’avvocato Jennifer Robinson ha fatto sapere su Twitter che Assange “sta ancora valutando l’opzione” in questo senso.
Il fondatore di WikiLeaks ha sempre negato di aver agito in modo illegale e sostiene che il caso sia stato manipolato per fini politici da nemici contrariati per le rivelazioni del sito. Quest’ultimo è responsabile della maggiore diffusione di documenti segreti della storia degli Usa. La Corte suprema ha dato ad Assange un periodo di grazia di due settimane prima che le procedure per l’estradizione possano cominciare. Una volta che questo periodo sarà finito, le autorità avranno dieci giorni per trasferire il giornalista in Svezia. Considerando che la Corte europea non intervenga, Assange potrebbe dunque dover lasciare il Regno Unito tra il 28 giugno e il 7 luglio.
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