Santiago (Cile), 28 mar. (LaPresse/AP) – I procuratori cileni hanno chiesto l’ergastolo per le quattro persone arrestate in seguito al decesso di Daniel Zamudio, 24enne omosessuale morto ieri notte dopo essere stato aggredito e torturato da un gruppo di neonazisti 25 giorni fa. Il giovane è stato brutalmente picchiato per ore e in seguito gli assalitori lo hanno bruciato con sigarette e gli hanno inciso svastiche sul corpo. Il caso ha scatenato un dibattito nazionale sui crimini di odio in Cile e ha spinto il presidente Sebastian Pinera, in visita in Asia, a dichiarare che il suo governo non si fermerà fin quando non sarà approvata una legge anti-discriminatoria. Dei quattro arrestati, alcuni hanno precedenti penali per aggressioni a omosessuali. L’accusa della procura è di omicidio, punibile con l’ergastolo.

Poche ore dopo la morte del 24enne, il procuratore Ernesto Vazquez ha presentato richiesta formale per modificare le accuse in omicidio premeditato, pena punibile con l’ergastolo. Secondo Vazquez, l’attacco era infatti chiaramente motivato da omofobia. Daniel, commesso di un negozio di abbigliamento, è stato aggredito in un parco di Santiago lo scorso 3 marzo. Voleva iscriversi a teatro e aveva un carattere amabile, racconta il fratello Diego. “Era una persona eccellente e affettuosa, ecco perché è così difficile credere che lo abbiano aggredito con così tanto odio”, ha raccontato ai giornalisti.

Centinaia di persone hanno partecipato a veglie fuori dall’ospedale dove il giovane era ricoverato, istituendo sul marciapiede un vero e proprio santuario. Molti hanno fischiato quando il ministro dell’Interno, Rodrigo Hinzpeter, è arrivato all’ospedale ieri sera per offrire le sue condoglianze ai familiari di Daniel. Le contestazioni si sono esaurite solo quando il padre del ragazzo ha chiesto alla folla di smettere. “Lavoreremo senza sosta al Congresso per approvare la nostra legge anti-discriminatozioni il più presto possibile”, ha detto Hinzpeter ai giornalisti fuori dall’ospedale. Il Senato ha passato la norma con ampia maggioranza a novembre, ma sette anni dopo la prima bozza, questa deve ancora andare al voto nella Camera bassa.

I lobbisti delle Chiese evangeliche ritengono che la legge sia il primo passo verso i matrimoni gay, proibiti in Cile, anche se non espressamente contenuti nella norma. La legge definisce una discriminazione illegale “ogni distinzione, esclusione o restrizione che manchi di una giustificazione ragionevole, commessa da agenti dello Stato o individui, e che causi privazione, disturbo o rappresenti una minaccia rispetto all’esercizio legittimo dei diritti fondamentali stabiliti dalla Costituzione o dai trattati internazionali sui diritti umani ratificati dal Cile”. L’avvocato cileno Gabriel Zaliasnik ha rilasciato un’intervista all’emittente radiofonica Cooperativa riguardo al caso di Daniel, dicendo che se la legge anti-discriminatoria fosse stata approvata prima, l’aggressione mortale non sarebbe mai avvenuta. Il presidente Pinera ha scritto sul suo account Twitter dalla Corea del Sud, definendo l’assalto contro Daniel “brutale e cordardo che ferisce non solo la sua famiglia ma tutte le persone di buona volontà”. Per Pinera “la sua morte non rimarrà impunita”.

I sospetti aggressori di Daniel sono Raul Alfonso Lopez di 25 anni, Alejandro Axel Angulo Tapia di 26, Patricio Ahumada Garay di 25 anni e il 19enne Fabian Mora Mora. Il loro difensore deve ancora presentare un comunicato sull’attacco, dopo che i quattro hanno fornito dichiarazioni contraddittorie alla polizia accusandosi l’uno con l’altro. Lopez, ad esempio, ha riferito alle autorità di aver visto Angulo e Ahumada incidere tre svastiche sul corpo di Daniel con una bottiglia rotta. Il legale di Ahumada, invece, ha dichiarato che il suo cliente non ha partecipato all’aggressione e non è un neonazista.

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