Damasco (Siria), 18 mar. (LaPresse/AP) – Un’autobomba è esplosa nel quartiere residenziale di Suleimaniyeh, a maggioranza cristiana, ad Aleppo. Secondo l’agenzia di stampa Sana, che parla di “attentato terroristico”, lo scoppio ha provocato due morti e 30 feriti. L’esplosione, avvenuta attorno alle 13 (le 12 in Italia), ha avuto luogo nei pressi di un edificio dell’agenzia di sicurezza. In seguito allo scoppio ad Aleppo, le forze di sicurezza hanno iniziato a sparare in aria e chiuso l’area per impedire alle persone di avvicinarsi. Verso l’ora di pranzo, generalmente la zona è molto affollata. “E’ stata un’esplosione forte. Ha scosso varie parti della città. Mentre dall’area sta salendo del fumo bianco”, spiega il residente Mohammed Saeed, facendo riferimento anche a racconti di altri cittadini. Ieri tre attentatori si sono fatti esplodere a Damasco causando la morte di 27 persone e il ferimento di altre 140. Per l’attacco il governo ha accusato l’opposizione che sostiene sia composta da gruppi terroristi che agiscono seguendo una cospirazione straniera. Alcuni leader dell’opposizione accusano invece il regime di complicità negli attacchi. Nessun gruppo ha rivendicato la responsabilità.

Nella giornata di oggi, secondo gli attivisti sono almeno 16 le persone uccise delle forze fedeli al preisdente Bashar Assad. Nel giorno dell’anniversario della prima grande giornata di dimostrazioni dello scorso anno, le forze di sicurezza hanno impedito le manifestazioni organizzate dall’opposizione. Secondo l’Osservatorio per i diritti umani, a Damasco le milizie civili shabia hanno interrotto la dimostrazione di centinaia di persone. “Avevano appena iniziato a protestare, poi qualcuno ha gridato ‘Vogliamo destituire il regime’ e gli shabia hanno iniziato a picchiare”, ha detto il capo del gruppo, Rami Abdul-Rahman. Il noto scrittore legato all’opposizione Mohammed Sayid Rasas è stato arrestato, così come altri leader delle proteste, ha aggiunto. Anche in altre località gli attivisti hanno riferito della presenza dell’esercito e di scontri tra ribelli e forze del governo, che hanno fatto da deterrente a grandi manifestazioni. L’attivista Adel al-Omari ha detto che soldati e cecchini hanno costretto a ripensare il programma delle proteste a Daraa. Ha aggiunto che all’inizio delle rivolte, l’anno scorso, la gente dalle regioni vicine affluiva per partecipare alle proteste, mentre ora ha paura di lasciare i villaggi, quindi organizza lì manifestazioni minori. “Se c’è troppa gente o se durano troppo tempo, arriva l’esercito e le reprime”, ha detto. Altri attivisti hanno inoltre detto che le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco sui dimostranti nelle province di Idlib e Deir al-Zour.

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