Damasco (Siria), 17 mar. (LaPresse/AP) – Due autobombe sono esplose stamattina a Damasco intorno alle 7.30 ora locale e, secondo la tv di Stato siriana, 27 persone sono morte e 140 sono rimaste ferite. Il bilancio delle vittime potrebbe aumentare perché la tv di Stato ha fatto sapere che sul posto sono state ritrovate anche parti di altri corpi. Le esplosioni avrebbero colpito il dipartimento dell’intelligence dell’aeronautica siriana e quello della sicurezza. L’agenzia di stampa di Stato siriana Sana ha parlato di due “esplosioni terroriste” e ha diffuso alcune fotografie cruente dei luoghi delle esplosioni, in cui si vedono corpi straziati e bruciati, macchie di sangue per strada e pezzi di acciaio deformati. Una fonte ufficiale siriana ha riferito anche di una terza esplosione, che si è verificata a Damasco nel campo rifugiati di Yarmouk. L’obiettivo era un autobus dell’esercito.

A seguito degli scoppi sono cominciate delle sparatorie e residenti e altre persone che si erano radunate nell’area sono fuggiti. “Tutte le finestre e le porte sono saltate in aria”, ha raccontato il 29enne Majed Seibiyah, che vive nella zona, riferendosi alle esplosioni. “Stavo dormendo quando ho sentito un rumore come di un terremoto. Non ho capito cosa stava succedendo finché non ho sentito urlare dalla strada”, ha aggiunto.

La Siria, dove da un anno è in corso una violenta repressione delle manifestazioni antigovernative, è stata teatro di una serie di attacchi suicidi. L’ultimo è avvenuto il 10 febbraio ad Aleppo, dove 28 persone rimasero uccise in una doppia esplosione. A Damasco, altra roccaforte del presidente Bashar Assad, da dicembre si sono verificati altri tre attacchi suicidi. Il regime ha indicato gli attacchi come prova che il Paese è preso di mira dai terroristi, ma l’opposizione accusa le forze leali ad Assad. Gli attacchi non sono mai stati rivendicati. Le Nazioni unite stimano che, da quando le rivolte sono cominciate a marzo 2011, in Siria sono morte oltre 8mila persone. Nelle ultime settimane le forze siriane hanno portato avanti una violenta offensiva nelle principali roccaforti dell’opposizione: Homs nel centro del Paese, Idlib nel nord e Daraa nel sud. Per gli assalti il regime ha usato unità selezionate e ha fatto molto affidamento sulla minoranza alawita, a cui appartiene la famiglia Assad. I sunniti costituiscono invece la maggioranza della popolazione di 22 milioni di persone.

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