New York (New York, Usa), 28 gen. (LaPresse/AP) – “Se Twitter censura smetterò di twittare”. Con questo messaggio sul popolare sito di microblogging l’attivista cinese Ai Weiwei ha comunicato agli utenti del social network la sua disapprovazione per le nuove regole annunciate ieri da Twitter. Dopo aver dato un enorme contributo all’organizzazione delle proteste della Primavera araba, il sito ha fatto sapere infatti di aver avviato un sistema in grado di censurare messaggi a seconda delle leggi dei diversi Paesi e su richiesta dei vari governi. La notizia ha provocato indignazione sul web e molti utenti hanno deciso di boicottare Twitter. Sono tanti infatti oggi i post con la chiave #TwitterBlackout provenienti dal Medioriente.
Molti gli attivisti contrari alla nuova tecnologia di censura. Oltre ad Ai Weiwei, anche la nota blogger cubana Yoani Sanchez si è espressa a sfavore e ha annunciato un giorno di boicottaggio personale del sito. “Twitter rimuoverà i messaggi su richiesta dei governi, sono i cittadini che ci rimetteranno con queste nuove regole”, ha commentato. Analogo il giudizio dell’attivista egiziano Mahmoud Salem: “Questa è una cattiva notizia”, ha twittato dal suo account Sandmonkey. Reporters sans frontières ha inviato una lettera al presidente di Twitter per chiedere la rimozione immediata del provvedimento, accusando il sito di “privare i cyberdissidenti dei Paesi scarsamente democratici di uno strumento cruciale di informazione e organizzazione”.
Immediata la replica di Twitter alle critiche. Si è saltati a conclusioni affrettate, ha detto il general counsel del social network, sostenendo al contrario che “si tratta di una cosa buona per la libertà di espressione, trasparenza e responsabilità”. Secondo gli amministratori la filosofia sarebbe quella di fare trasparenza quando alcuni messaggi vengono rimossi. Mentre in base alle regole finora vigenti quando Twitter cancellava un messaggio il post scompariva senza essere più visibile, in base alla nuova politica un tweet che viene rimosso lascia comunque traccia sul sito chillingeffects.org, dove vengono raccolte tutte le richieste di censura da parte di governi, società e singoli.
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