Il Cairo (Egitto), 28 nov. (LaPresse) – Si sono aperte le urne in Egitto per le prime elezioni parlamentari dopo i decenni di regime dell’ex presidente Hosni Mubarak, cacciato nove mesi fa dalla rivolta popolare. C’è stata sinora una vasta affluenza e gli elettori si sono raccolti in code fuori dai seggi al Cairo già prima dell’apertura, fissata per le 8 di mattina locali. Si tratta di un raro segno di interesse e partecipazione politica dopo la diffusa apatia dovuta ai decenni di manipolazioni dei voti. Per decenni gli egiziani non hanno partecipato alla vita politica perché quasi tutte le elezioni erano truccate, o a causa di tangenti o per le intimidazioni di poliziotti ai seggi. Spesso l’affluenza era al di sotto del 10%. Si sono verificati anche alcuni scontri a fuoco, a el-Badari, nella provincia meridionale di Assiut. Uomini armati hanno aperto il fuoco davanti ai seggi della città, impedendo che gli elettori li raggiungessero, per protestare per la mancanza nelle liste del candidato che il gruppo armato appoggiava. Gli scontri non hanno causato feriti.
Secondo i sondaggi i Fratelli musulmani, principale gruppo politico, dovrebbero raccogliere molti consensi insieme agli alleati islamici. Le elezioni sono considerate una pietra miliare e molti egiziani sperano che possano aprire un’era democratica, dopo trent’anni di dittatura. Il voto, che si prospetta come il più giusto e limpido nella memoria dell’Egitto, è però già stato scosso da tumulti per le strade e la popolazione appare divisa e confusa sulla direzione che prenderà il Paese. Le ultime settimane hanno visto nuovamente la popolazione protestare al Cairo, nell’ormai celebre piazza Tahrir, come in altre città, per chiedere l’immediato passaggio di poteri dalla giunta militare a un governo civile. La repressione sui manifestanti è stata forte e almeno 41 persone hanno perso la vita.
“Sto votando per l’Egitto, abbiamo vissuto in schiavitù e adesso vogliamo giustizia nella libertà”, ha detto Iris Nawar, elettrice di 50 anni in coda a Maadi, distretto del Cairo, dando voce alla preoccupazioni per la ribalta di partiti islamici. “Abbiamo paura dei Fratelli musulmani, ma abbiamo vissuto per trent’anni sotto Mubarak, vivremo anche con loro”, ha aggiunto Nawar, che vota oggi per la prima volta. Nel quartiere benestante di Zamalek, circa 500 persone hanno atteso per votare davanti a una scuola adibita a seggio elettorale. Shahira Ahmed, 45 anni, in coda con il marito e il figlio, racconta a sua volta che quello di oggi è il suo primo voto in assoluto. “Non ho mai votato perché non ero sicura che valesse qualcosa. Questa volta spero che sia così, ma non sono ottimista”, ha riferito l’elettrice. “La cosa più importante è avere un Paese liberale e civilizzato, senza fanatici”.
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