Tunisi (Tunisia), 24 ott. (LaPresse/AP) – I risultati definitivi delle prime elezioni in Tunisia, dopo la caduta di Zine El Abidine Ben Ali, arriveranno solo domani pomeriggio, ma ormai sembra scontata la vittoria del partito islamico moderato Ennahda, in vantaggio in molte circoscrizioni. Il voto, come spiega Boubker Bethabet, segretario generale della commissione elettorale, ha visto alle urne oltre il 90% dei 4,1 milioni di aventi diritto che si erano registrati.

Al secondo posto risulta per ora invece il Congresso per la repubblica, guidato dall’attivista per i diritti umani Moncef Marzouki. Quest’ultimo è conosciuto, più che per il suo credo politico, per la sua posizione critica nei confronti della repressione del vecchio regime. Tra tutte le formazioni scese in campo contro Ennahda, il Congresso per la repubblica è quello che ha mostrato maggiore volontà a entrare in coalizione con il partito islamico. Altra sorpresa mostrata dai primi risultati delle elezioni è la scarsa performance del Partito democratico progressista, il più forte gruppo di opposizione legale sotto il vecchio regime di Ben Ali. Lo storico partito di centro-sinistra si era autodefinito il principale oppositore di Ennahda e difensore dei valori laici.

Il voto si sono svolte in modo ordinato, anche se gli elettori sono stati costretti a lunghe code per accedere alle urne. A controllare le operazioni sono stati oltre 14mila osservatori locali e internazionali, comprese delegazioni da Unione europea e Carter Center. Complimenti sulla capacità delle autorità tunisine di gestire la giornata elettorale sono arrivati da tutto il mondo. “L’alta affluenza in Tunisia – ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini – è fondamentale. Ci sono state, tra l’altro, molte donne. Era inaspettato: vuol dire che uomini e donne della Tunisia hanno capito che questo è il momento per dire la loro. Noi li sosterremo con molta forza nella strada verso una democrazia normale”. Con le elezioni di ieri, ha invece commentato il portavoce del ministero degli Esteri francese Bernard Valero, la Tunisia “ha confermato il suo ruolo di pioniere”. Il voto, ha aggiunto, costituisce una fonte “legittima di orgoglio nazionale”.

Soddisfatti anche i membri di Human Rights Watch. Secondo Ricky Goldstein, membro del gruppo per i diritti e osservatore delle operazioni elettorali, il voto nel Paese nordafricano “è un esempio brillante in termini di condotta delle elezioni per la regione”. “Credo che vedremo l’influenza positiva della Tunisia nelle imminenti elezioni in Egitto”, ha aggiunto. Qualche riserva invece da Hrw sulla capacità di Ennahda di gestire il Paese in possibile futuro al governo. “Durante la campagna elettorale – ha detto Goldstein – il partito Ennahda è stato piuttosto disciplinato nel dire che proteggerà i diritti umani e l’uguaglianza per le donne, ma in realtà questa rimane una questione aperta. I suoi discorsi sono stati vaghi e ambigui in alcune aree”. Ennahda sostiene che l’islam debba essere il punto di partenza per il sistema politico e giudiziario, ma ha ripetuto di voler rispettare i diritti delle donne, la democrazia e la collaborazione con altri gruppi politici.

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