Washington (Usa), 23 giu. (LaPresse/AP) – Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, come atteso, ha annunciato nella notte il ritiro di 33mila soldati dall’Afghanistan entro l’estate del 2012. “La marea della guerra si sta ritardando”, ha detto alla nazione in un discorso di appena 13 minuti dalla Casa Bianca. Un totale di 10mila uomini tornerà in patria entro la fine dell’anno, a partire da luglio; altre 20mila forze entro l’estate prossima, poco prima delle elezioni presidenziali. Così facendo quasi 70mila militari rimarranno in Afghanistan, con il ritiro completo previsto non prima del 2014. Anche dopo quella data, ha detto Obama, un contingente consistente potrebbe restare nel Paese con un ruolo diverso.

La Casa Bianca infatti insiste che un ritiro completo potrebbe far scivolare il Paese in mano ad al-Qaeda e preferisce procedere lentamente nel periodo di transizione in cui il controllo del territorio viene passato agli agenti locali. “Abbiamo portato al-Qaeda nel percorso della sconfitta e non vogliamo cedere fino a quando il lavoro non sarà stato completato”, ha detto Obama riferendosi all’uccisione del leader Osama bin Laden in Pakistan. Secondo il presidente però, l’organizzazione potrebbe sostituire efficacemente le figure al comando. “Ovviamenente rimangono grandi sfide”, ha spiegato. “Questo è l’inizio, ma non la fine, del nostro sforzo per placare questa guerra. Dovremo fare un duro lavoro per mantenere le conquiste che abbiamo fatto mentre ritiriamo le nostre forze e passiamo la responsabilità della sicurezza al governo afghano”.

Il ritorno a casa dei primi soldati dovrebbe avvenire in due fasi, con 5mila uomini in partenza in estate e altri 5mila entro la fine dell’anno. Dei 33mila che torneranno a casa, 30mila erano stati inviati dallo stesso Obama nel dicembre 2009 per ribaltare le sorti della guerra, che sembrava volgere al peggio. Il rapido ritiro di questa parte del contingente verrà completato giusto un paio di mesi prima delle elezioni presidenziali, in cui Obama correrà per aggiudicarsi il secondo mandato alla Casa Bianca.

Almeno 1.500 soldati americani sono morti e 12mila sono rimasti feriti dall’inizio dell’invasione a fine 2001, poche settimane dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre. Il costo in termini finanziari ha superato i 440 miliardi di dollari ed è in crescita continua, visto il pesante impiego di truppe. Ora la guerra costa 120 miliardi all’anno, il doppio del totale di due anni fa.

La decisione di iniziare il ritiro a luglio rappresenta una promessa mantenuta da Obama. Tuttavia la portata e il ritmo del ritiro sono stati dibattuti in modo acceso in America. Le forze armate hanno spinto per una riduzione più modesta, mentre Obama ha promesso che sarebbe stata corposa, poiché il consenso alla guerra nel Paese e al Congresso scendeva. Tra i democratici, qualcuno critica la lentezza delle operazioni: “Sono contenta che questa guerra stia finendo – ha commentato la senatrice Barbara Boxer – ma sta terminando a un ritmo troppo lento”. “Noi continueremo a pressare per un risultato migliore”, ha garantito Nancy Pelosi, leader dei democratici alla Camera.

La maggior parte degli americani è contraria alla guerra in Afghanistan ed è molto più preoccupata dalla situazione economica interna. Un recente sondaggio mostra che il consenso nella gestione della guerra da parte di Obama è sceso al 52%, perdendo 13 punti percentuali rispetto al picco del 65% toccato a maggio subito dopo la morte di Bin Laden. È il tempo per l’America, ha detto il presidente, “di concentrarsi sulla costruzione della nazione qui a casa”.

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