L'intervista del presidente e Ceo dell'agenzia al Corriere della Sera

In un’intervista sulle pagine del Corriere della Sera, Marco Durante, presidente e Ceo di LaPresse, ha parlato del futuro dell’agenzia e del suo piano per renderla “una multinazionale dell’informazione ancora più grande. Di seguito il testo integrale dell’intervista.

 

È partito per un viaggio di tre settimane che lo porterà, dopo New York, a Washington, Los Angeles, poi a Miami e quindi in Sud America. L’obiettivo? «Fare di LaPresse una multinazionale dell’informazione ancora più grande, partendo da una realtà che ha già accordi con 465 mila giornali e tv. Voglio accorciare le distanze tra l’Italia e il mondo». Marco Durante, classe 1962, sposato, tre figli, torinese, vive tra New York e Milano. È il fondatore, presidente e ceo di LaPresse, l’agenzia di stampa multimediale che l’imprenditore controlla al 100% e che ha scavalcato i confini della Penisola per proiettarsi sui mercati.

La classifica

«È tra le prime nella classifica globale, davanti a Reuters e Afp secondo Wikipedia», dice l’imprenditore. Visto che ormai nel perimetro che ha disegnato c’è anche la Associated Press (AP). «Nel 2019 ho acquistato quote del network, a fianco di Jeff Bezos, del Washington Post e di altri quotidiani». Ora guarda alla quotazione in Borsa. Londra per LaPresse e Wall Street per AP. «Al doppio Ipo entro tre anni lavoriamo con JP Morgan e Deloitte», anticipa l’imprenditore, riservatissimo, nella sua prima intervista.

L’incontro a Central Park con Giovanni Agnelli

Nel cassetto ha cinque lauree. Prima l’Isef, poi la laurea in Psicologia a Lione. «La svolta è arrivata a New York, dove, in Liberty street, c’è il quartier generale di LaPresse. Qui, giovanissimo, ho conosciuto per caso Giovanni Agnelli a Central Park, per me è stato come un mentore. Ho iniziato dal nulla, facevo qualsiasi lavoro pur di studiare. Lui mi ha dato la spinta a continuare». Così Durante si è laureato alla NYU Stern school of business e alla Yale in Financial markets. E poiché è «curioso», si è laureato anche in Giurisprudenza a Napoli. Poi la Global Fellowship della Luiss. È anche per ricordare quell’incontro a Central Park che Durante ha voluto produrre un docufilm sulla storia dell’Avvocato Agnelli, a vent’anni dalla sua morte. Uscirà a marzo sulla Rai. Per molti LaPresse e AP sono note come agenzie di stampa. Sono molto di più per governi, ambasciate e aziende che vogliono far conoscere la loro immagine nel mondo: da Leonardo a Stellantis fino a Intesa San Paolo. «Abbiamo fatto il grande salto, un piano che a me piace definire il ‘sorpasso’ perché ha ribaltato la logica di questo mestiere ragionando fuori dagli schemi. LaPresse è un’azienda sana — dice Durante — ma il mercato è cambiato. Per fare fatturato e utili bisogna lavorare a livello mondiale, e guardare l’Italia con gli occhi dei mercati esteri. Con AP eravamo a Kiev. Abbiamo seguito gli assalti al Congresso ai tempi di Trump». «Per LaPresse — dice — ho avuto offerte da multinazionali Usa e da fondi europei e asiatici. Ma io non vendo». Quali i numeri? «La Presse ha fatturato 78 milioni nel 2021 con 286 dipendenti in Italia, 111 all’estero». AP è invece un colosso con 1,2 miliardi di dollari di ricavi, 250 sedi e 227 mila dipendenti.

Il piano per l’Europa

LaPresse distribuisce in esclusiva i contenuti di AP in Italia e dal 2023 in Spagna e in Portogallo che a sua volta convogliano quelli di LaPresse nel mondo. «Abbiamo fatto in modo che l’Europa passasse sotto il cappello di LaPresse — dice —, abbiamo aperto in ogni Paese. A partire dalla Spagna, a settembre, testa di ponte per il Sud America. E in due mesi abbiamo fatto undici volte il budget».

 

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