La Bce lascia i tassi di interesse invariati. E da una valutazione aggiornata viene confermato che l’inflazione dovrebbe stabilizzarsi al 2%. Contemporaneamente la Banca centrale europea rivede al rialzo le stime per la crescita economica che dovrebbe essere più sostenuta di quanto previsto. Sui tassi verrà seguito un approccio guidato dai dati, quindi le decisioni saranno prese di volta in volta. Valutazioni e osservazioni da parte della Banca centrale europea in linea con le ultime uscite. La presidente della Bce Christine Lagarde ricorda poi che la decisione è stata unanime.
I tassi restano al 2%
Il Consiglio direttivo della Bce ha deciso oggi di mantenere invariati i tre tassi di interesse di riferimento. La valutazione aggiornata conferma nuovamente che l’inflazione dovrebbe stabilizzarsi sull’obiettivo del 2% a medio termine. I tassi di interesse sui depositi presso la banca centrale, sulle operazioni di rifinanziamento principali, e sulle operazioni di rifinanziamento marginale rimarranno invariati al 2%, al 2,15% e al 2,40%.
Scelte di volta in volta
Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi sull’obiettivo del 2% a medio termine. Per definire l’orientamento di politica monetaria adeguato, il Consiglio direttivo seguirà un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione. In particolare, le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di interesse saranno basate sulla valutazione delle prospettive di inflazione e dei rischi associati, considerati i nuovi dati economici e finanziari, nonché della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi.
Obiettivo, stabilizzare l’inflazione
Il Consiglio direttivo della Bce è “pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti nell’ambito del proprio mandato per assicurare che l’inflazione si stabilizzi sull’obiettivo del 2% a medio termine e per preservare l’ordinato funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria“. Inoltre, “lo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria può essere utilizzato per contrastare ingiustificate, disordinate dinamiche di mercato che mettano seriamente a repentaglio la trasmissione della politica monetaria in tutti i Paesi dell’area dell’euro, consentendo così al Consiglio direttivo di assolvere con più efficacia il proprio mandato della stabilità dei prezzi”. Le ultime proiezioni elaborate dagli esperti dell’Eurosistema indicano un’inflazione complessiva pari in media al 2,1% nel 2025, all’1,9% nel 2026, all’1,8% nel 2027 e al 2% nel 2028. L’inflazione al netto della componente energetica e alimentare si porterebbe in media al 2,4% nel 2025, al 2,2% nel 2026, all’1,9% nel 2027 e al 2% nel 2028. L’inflazione è stata rivista al rialzo per il 2026, principalmente perché gli esperti si attendono ora che quella relativa ai servizi scenda più lentamente.
Crescita più forte del previsto
La crescita economica dovrebbe essere più sostenuta rispetto alle proiezioni di settembre, trainata in particolare dalla domanda interna. A seguito di una sua revisione al rialzo, si collocherebbe all’1,4% nel 2025, all’1,2% nel 2026 e all’1,4% nel 2027. Stesso livello, quest’ultimo, intorno al quale dovrebbe mantenersi nel 2028.
“Decisione unanime sui tassi”
“Per quanto riguarda i tassi di interesse, abbiamo riconfermato di trovarci in una buona posizione – afferma Lagarde – il che non significa che siamo immobili. Oggi è stata presa una decisione unanime sui tassi che abbiamo deciso di mantenere invariati. Ma c’è stata anche una visione unanime sul fatto che tutte le opzioni dovessero rimanere sul tavolo e che avremmo mantenuto l’approccio basato sui dati, riunione per riunione, senza un percorso di crescita dei tassi definito né una data fissa per eventuali modifiche. Ed è stata una visione unanime”.

