Fisco, in Italia 11 miliardi di tasse ambientali in più rispetto all’Ue

Fisco, in Italia 11 miliardi di tasse ambientali in più rispetto all’Ue

Per Confartigianato è il ‘green tax spred’, i calcoli parlano di 188 euro a testa di maggiori costi. I costi maggiori dall’energia e dalle accise sui carburanti. Richiesta di una riforma.

Il fisco pesa in tutti gli ambiti, tanto che in Italia si caricano 11,1 miliardi di tasse ambientali in più rispetto alla media dell’Ue, pari a 188 euro a testa di maggiori costi. È il ‘green tax spread’ rilevato da Confartigianato in un’analisi presentata nell’ambito della 21esima edizione dell’annuale convention ‘Energies and transition Confartigianato high school’, organizzata in collaborazione con i suoi Consorzi energia (Caem, CEnPI, Multienergia), in corso fino al 3 ottobre a Domus de Maria (Cagliari).

Il carico vale oltre 54 miliardi

Secondo Confartigianato – che chiede una “riforma della fiscalità ambientale” – il prelievo fiscale ambientale in Italia ha raggiunto i 54,2 miliardi di euro, pari al 2,5% del Pil, un valore superiore di 0,5 punti alla media europea (2%). E questo nonostante il nostro impatto ambientale pro capite sia inferiore dell’8,4% rispetto all’Ue.

Spread fiscale ingiustificato

“Questo spread fiscale che penalizza cittadini e imprese – osserva il presidente di Confartigianato Marco Granelli – è ingiustificato e contraddice il principio europeo ‘chi inquina paga’“.

Il peso della tassazione è concentrato sull’energia, che da sola rappresenta il 78,4% del prelievo ambientale con un valore di 42,5 miliardi di euro. Energia che da ha visto aumentare del 50% i prezzi dal 2021. Le voci principali riguardano le accise sui carburanti (che assorbono 25,7 miliardi), le imposte sull’energia elettrica (9,1 miliardi), le imposte sul gas metano (3,5 miliardi).

Il fisco sul settore del trasporto vale 11,1 miliardi di euro, pari al 20,5% delle tasse ambientali. Gli oneri maggiori riguardano le tasse automobilistiche a carico delle famiglie che valgono 5,5 miliardi, le imposte sulle assicurazioni RC auto (2,1 miliardi), il Pubblico registro automobilistico (1,8 miliardi), le tasse automobilistiche a carico delle imprese (1,6 miliardi). A pesare sui conti delle imprese è anche il prelievo su benzina e diesel. L’accisa italiana sul gasolio è la più alta d’Europa: 632 euro ogni 1.000 litri, il 24,9% in più rispetto alla media dell’Eurozona (506 euro). Una tassazione che impatta sui costi di gestione di oltre 4,6 milioni di veicoli industriali al di sotto delle 7,5 tonnellate, pari all’86% del parco circolante. Le conseguenze ricadono direttamente sulle imprese del trasporto di merci e persone.

Per quanto riguarda la benzina, l’accisa italiana è pari a 713 euro ogni 1.000 litri, l’11,6% sopra la media dell’Eurozona, che si attesta a 639 euro. “Anche in questo caso, l’Italia figura tra i Paesi con il carico fiscale più elevato, alle spalle solo dei Paesi Bassi e della Finlandia.
Confartigianato sollecita “una riforma della fiscalità ambientale che tenga conto dell’efficienza energetica reale e del contributo delle imprese alla transizione ecologica”.

Imprese italiane green ma più penalizzate

“Non può esserci sostenibilità ambientale senza sostenibilità economica – avverte Granelli – le micro e piccole imprese italiane, spesso leader nei settori green ed energy saving, devono essere messe in condizione di competere, non penalizzate con un carico fiscale superiore a quello dei concorrenti europei. È importante continuare a lavorare affinché la struttura degli oneri di sistema, le regole di mercato e le tariffe riflettano equità e trasparenza, valorizzando l’impegno di tutte le imprese, indipendentemente dalla loro dimensione. In questa prospettiva, abbiamo rivolto al governo e al ministro Pichetto Fratin alcune proposte orientate a rafforzare l’efficienza del mercato, a garantire una formazione dei prezzi più trasparente, a migliorare il funzionamento dei meccanismi di controllo e a rendere il sistema energetico più aperto e competitivo. Noi chiediamo di fiscalizzare gli oneri di sistema per eliminare i sussidi incrociati; rafforzare i poteri di controllo di Arera ed eliminare gli oneri impropri dalle tariffe; istituire un Tavolo permanente sul caro energia con la partecipazione delle rappresentanze imprenditoriali. Riteniamo indispensabile rafforzare il confronto stabile tra istituzioni e rappresentanze imprenditoriali con l’obiettivo di affrontare insieme le sfide strutturali legate al costo dell’energia. Le nostre imprese non cercano scorciatoie, ma regole chiare e strumenti adeguati per continuare a fare quello che sanno fare meglio: innovare, investire, creare valore”.

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