I prezzi dell’energia sono cresciuti di quasi il 50% rispetto al 2021. Questo quanto emerge dalla rilevazione presentata alla 21esima edizione dell’annuale convention ‘Energies and transition Confartigianato high school’, organizzata da Confartigianato in collaborazione con i suoi Consorzi energia: Caem, CEnPI, Multienergia, in programma fino al 3 ottobre a Domus de Maria (Cagliari).
Il peso su famiglie e imprese
“L’energia resta una delle voci di spesa più pesanti per famiglie e imprese italiane – spiega Confartigianato – i prezzi al consumo di elettricità, gas e altri combustibili rilevati tra gennaio e luglio 2025 sono superiori del 49,8% rispetto alla media del 2021. Un dato quasi triplo rispetto all’inflazione complessiva accumulata nello stesso periodo, pari al 17%. A luglio 2025 si osserva un calo tendenziale del 2% nei prezzi energetici rispetto a luglio 2024, ma i rincari sono evidenti sul lungo periodo”.
Aumenti disomogenei sul territorio
Gli aumenti dei prezzi al consumo di elettricità, gas e altri combustibili in questi quattro anni non sono stati uniformi sul territorio. Tra le regioni più colpite, Marche e Molise guidano la classifica con una crescita dei prezzi del 58,8%, seguite da Abruzzo (+58,2%), Piemonte (+57,9%), Toscana (+57,0%), Umbria (+56,9%) e Valle d’Aosta (+56,7%). In doppia cifra anche Liguria, Emilia-Romagna, Lombardia, Puglia e Sicilia, tutte con incrementi compresi tra il 50% e il 54%. Ancora maggiore la crescita dei prezzi energetici a livello provinciale. In ben 52 territori – prosegue Confartigianato – si osservano aumenti superiori alla media nazionale. Alessandria è la provincia con l’incremento più forte, pari al 61,2%. Subito dopo si trovano Ancona (+59,6%), Teramo (+59,5%), Macerata (+59,0%) e Siena (+58,7%). Anche Campobasso (+58,6%), Pisa (+58,5%), Pistoia (+58,0%), Torino (+57,9%) e Biella (+57,8%) rientrano tra le dieci province con l’aumento più accentuato. Variazioni più contenute si registrano a Potenza, con un +35,6%, a Verona (+35,3%) e a Belluno, dove i prezzi risultano aumentati del 37,7% rispetto al 2021. Complessivamente, l’area che ha subito i maggiori aumenti è il Nord-Ovest, dove i prezzi dell’energia sono cresciuti in media del 54,4% rispetto al 2021. Seguono il Centro (+49,5%), le Isole (+48,8%), il Sud (+48,2%) e il Nord-Est (+45,7%).
Confronto con Ue, imprese pagano 1,6 miliardi in più
Lo scorso anno i settori a maggiore prevalenza di micro e piccole imprese hanno pagato l’elettricità 8,8 miliardi, con 1,6 miliardi di maggiori costi rispetto alla media europea. La bolletta elettrica delle micro e piccole aziende italiane oggi è tra le più costose d’Europa. Con un prezzo medio di 28 centesimi/euro per kilowattora (kWh), supera del 22,5% la media Ue.
Il carico fiscale nella bolletta
A ‘gonfiare’ il costo dell’elettricità delle piccole imprese – mette in evidenza Confartigianato – è anche il prelievo fiscale e parafiscale in bolletta che in Italia è più che doppio (+117,4%) rispetto a quello medio dell’Ue a 27. Siamo al secondo posto in Europa per il maggior carico di accise e oneri sul kilowattora pagato dalle piccole e medie imprese: 7,78 centesimi di euro al kWh. Ci batte soltanto la Polonia con 7,90 centesimi di euro al kWh.
Il fisco in bolletta – rileva Confartigianato – cala al crescere dei consumi energetici. Le grandi imprese energivore italiane, infatti, registrano un prelievo fiscale addirittura inferiore del 19,6% rispetto alla media europea. Confartigianato ha stilato la classifica delle regioni e province per l’extra costo per l’energia elettrica rispetto all’Unione europea nei settori a maggiore presenza di micro e piccole imprese, cioè alimentari, moda, mobili, legno, metalli e altre manifatture, tra cui gioielleria ed occhialeria. In testa c’è la Lombardia con 443 milioni, seguita da Veneto (231 milioni), Emilia-Romagna (208 milioni), Piemonte (181 milioni), Toscana (92 milioni), Campania (73 milioni), Friuli-Venezia Giulia (69 milioni), Puglia (53 milioni). A livello provinciale il salasso di maggiori costi per l’elettricità a carico delle piccole imprese rispetto alla media Ue ha colpito soprattutto Brescia (80 milioni), seguita da Milano (65 milioni), Torino (64 milioni), Vicenza (62 milioni), Bergamo (54 milioni), Mantova (52 milioni), Treviso (50 milioni), Parma (47 milioni), Verona (46 milioni).
Intervenire con rinnovabili e nucleare
“Sono necessari interventi su più fronti, dalle rinnovabili al nucleare – afferma il presidente di Confartigianato Marco Granelli – per ridurre l’impatto del caro-energia su imprese e famiglie occorrono interventi su più fronti: diversificazione delle fonti di approvvigionamento, sostegno convinto delle rinnovabili, investimenti per incentivare lo sviluppo dell’idrogeno come vettore energetico strategico, senza trascurare la ricerca sul ‘nucleare pulito’, puntando sulle opportunità offerte dalle innovazioni tecnologiche introdotte con i reattori di nuova generazione. Il caro-energia frena la competitività delle piccole imprese. Bisogna innanzitutto intervenire per riequilibrare il carico fiscale sulle bollette delle diverse dimensioni di imprenditori-utenti e che oggi penalizza le piccole aziende costrette a pagare per i grandi energivori. Le nostre imprese non chiedono privilegi, ma regole chiare ed eque”.