“L’Italia non può permettersi di restare indietro nel cammino mondiale ed europeo verso il futuro, e l’automobile deve tornare a essere compresa e percepita come motore di progresso e di benessere”. Questo il senso dell’appello che le associazioni (Aci, Anfia, Aniasa, Federauto, Motus-e ed Unrae) in rappresentanza dell’intero settore automotive italiano hanno rivolto in una lettera inviata alle istituzioni per parlare di “alcune proposte urgenti per affrontare la crisi in atto nel settore, di una gravità senza precedenti, e guidarne con successo la trasformazione”.
Automotive in stato emergenza
“Il settore automotive italiano, in tutti i suoi comparti, vale a dire autovetture, veicoli commerciali leggeri, veicoli industriali, autobus e rimorchi e semirimorchi, versa in un autentico stato di emergenza, a causa di una serie di criticità concomitanti – osservano le associazioni, nonostante l’aumento delle immatricolazioni di auto nuove ad agosto – la stagnazione del mercato, in continuo calo nel corso dell’anno e senza alcun cenno di ripresa all’orizzonte, su volumi nettamente inferiori a livello pre-pandemico (2019), per esempio, nel comparto autovetture -21,5% nei primi 8 mesi del 2025. La conclamata crisi della filiera industriale, legata anche, ma non solo, alle condizioni del mercato nazionale ed europeo, con la produzione di veicoli ridotta al minimo storico: una situazione che sta mettendo seriamente a rischio la sopravvivenza di un’eccellenza italiana; il continuo invecchiamento del parco circolante, tra i più anziani d’Europa con i suoi 13 anni di età media per il settore autovetture, rispetto agli 11,5 anni del 2019 e ai 7,9 anni del 2009, e ancora più marcato nei comparti dei veicoli pesanti e di quelli trainati, con effetti particolarmente negativi sia sotto l’aspetto ambientale che della sicurezza stradale“.
Transizione energetica ferma
“Lo stallo della transizione energetica, con una quota di mercato dei veicoli elettrici puri assolutamente insufficiente (per esempio, nel comparto autovetture 5,2%, circa un quarto della media degli altri Paesi Europei, 19,1%, e ancora inferiore negli altri comparti), e con un livello di emissioni delle nuove immatricolazioni lontanissimo dagli obiettivi fissati dalle norme europee – dicono le associazioni – tutti questi fattori simultanei testimoniano l’urgente necessità di un’azione corale per proteggere e rilanciare il settore automotive nazionale in tutti i suoi comparti”.
Interventi rapidi in 6 punti
“Sono sei i punti prioritari – scrivono le associazioni – su cui riteniamo indispensabile intervenire in tempi rapidi, per invertire le tendenze negative riportate sopra. Le misure di sostegno per la diffusione di veicoli a basse e zero emissioni che siano semplici, strutturali e di lungo periodo, con uno stretto coordinamento tra tutti i ministeri competenti (Mase, Mef, Mimit, Mit), per dare fiducia e visibilità prospettica a clientela e operatori”.
Le associazioni del settore auto invocano “un cronoprogramma con obiettivi cogenti per accelerare l’installazione e l’attivazione di colonnine di potenza adeguata così come di tutti gli altri sistemi di distribuzione di vettori energetici puliti, interoperabili e di facile utilizzo per tutte le categorie di veicoli, assicurandone una diffusione omogenea in aree urbane, zone periferiche e reti stradali e autostradali, con un coordinamento nazionale che garantisca la semplificazione delle procedure autorizzative e paesaggistiche e l’effettiva erogazione dei fondi stanziati, per rendere l’Italia pronta alla sfida europea della mobilità sostenibile e pluri-tecnologica“.
“Accanto a ciò, occorre introdurre interventi normativi e regolatori, in ambito tariffario, in grado di ridurre il prezzo dell’energia per gli utenti che utilizzano le infrastrutture pubbliche o private, attraverso misure temporanee capaci di sostenere i cittadini e le imprese in questa fase iniziale – proseguono ancora – allineamento del sistema fiscale alle best practices europee in tema di deducibilità, detraibilità e tempi di ammortamento, con regole che favoriscano il rinnovo delle flotte aziendali e del parco veicoli da lavoro, motori della crescita di mercato e della transizione energetica, generando benefici ambientali, economici e occupazionali, ma anche erariali, e migliorando la competitività internazionale delle imprese italiane”.
Sostenere la filiera italiana
Tra le proposte esposte da Aci, Anfia, Aniasa, Federauto, Motus-e ed Unrae nella lettera alle istituzioni viene fatta richiesta di un “sostegno alla filiera industriale e artigianale italiana; supporto agli operatori del settore lungo l’intera catena del valore, dai componentisti ai concessionari, a gestire la transizione tecnologica, rafforzando gli strumenti per la riconversione industriale, incentivando la ricerca e lo sviluppo su tecnologie chiave, e investendo nella formazione delle competenze necessarie a mantenere la competitività globale della filiera italiana; accompagnamento di consumatori e aziende clienti in questo cambiamento con informazioni chiare e neutrali e una visione di medio-lungo periodo su regole, divieti e misure incentivanti così da aumentare la serenità sulla scelta del veicolo, offrire garanzie su sicurezza e sostenibilità ed evitare che i clienti restino spaesati o esclusi dalla transizione”.
Le associazioni si rendono sin d’ora disponibili a partecipare ad occasioni di confronto diretto, costante e strutturato sulle esigenze del settore automotive, senza escludere o sostituire altri organismi o iniziative istituzionali, per un approfondimento strategico con l’analisi, l’elaborazione e la realizzazione di proposte puntuali e sostenibili.