Fmi: “Economia italiana resiliente nonostante incertezza globale”. Polemica di Salvini sulla flat tax

Fmi: “Economia italiana resiliente nonostante incertezza globale”. Polemica di Salvini sulla flat tax

Nel Country Report si chiede all’Italia di eliminare il regime forfettario preferenziale per i redditi dei lavoratori non dipendenti

L’economia italiana è resiliente nonostante l’incertezza globale, ma il Paese ha bisogno di più produttività e persone che lavorino, e ci sono rischi derivanti da dazi, inflazione e prezzi dell’energia. È quanto si legge nell’ultimo Country Focus sull’Italia del Fondo Monetario Internazionale. L’Fmi suggerisce inoltre all’Italia di eliminare la flat tax per i lavoratori autonomi, scatenando la polemica del leader della Lega e vicepremier, Matteo Salvini. Ecco cosa si legge nel report dell’Fmi.

“Economia italiana resiliente nonostante incertezza globale”

Malgrado l’incertezza economica globale, l’economia italiana ha dimostrato una certa resilienza e lo scorso anno le finanze pubbliche hanno registrato risultati migliori del previsto, con un avanzo primario pari allo 0,4% del PIL. Tuttavia, le tensioni commerciali hanno aggravato i rischi, considerando in particolare la grande propensione all’esportazione dell’economia italiana. La crescita di lungo periodo della terza economia dell’Unione Europea è limitata dalla bassa produttività, dalla carenza di professionisti altamente qualificati e dal progressivo invecchiamento e declino demografico”, ha dichiarato la capo missione per l’Italia del Fondo Monetario Internazionale, Lone Christiansen. “Gli investimenti hanno rappresentato uno dei fattori chiave a sostegno della crescita dello 0,7% registrata lo scorso anno, in particolare grazie alla rigorosa attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNNR). Anche il mercato del lavoro ha registrato buoni risultati, con un aumento dei contratti a tempo indeterminato. E nonostante la maggiore incertezza commerciale riscontrata quest’anno, la quota di occupati rispetto alla popolazione in età lavorativa ha raggiunto il massimo storico. Anche la diversificazione dei beni esportati dall’Italia e delle relative destinazioni sta contribuendo in una certa misura a salvaguardare l’economia. Tuttavia, il ruolo chiave delle esportazioni sta inevitabilmente esponendo l’economia all’incertezza degli scambi commerciali a livello globale. Come già sottolineato nell’ultimo rapporto dell’Fmi sull’economia italiana, si prevede per quest’anno un rallentamento della crescita allo 0,5%, che dovrebbe poi consolidarsi allo 0,8% nel 2026, una volta completati la maggior parte degli investimenti infrastrutturali previsti dal PNNR”, ha aggiunto.

“Rischi da dazi, inflazione e prezzi dell’energia”

Le sfide e i rischi sono molteplici, molti dei quali provenienti dall’esterno. Uno di questi rischi è l’incertezza legata agli scambi commerciali e ai nuovi dazi sulle esportazioni verso gli Stati Uniti. Infatti, dati recenti già evidenziano un impatto a livello commerciale. Anche l’intensificarsi dei conflitti in diverse aree del mondo, con conseguente innalzamento dei prezzi delle materie prime, costituisce un rischio, poiché l’Italia dipende dall’importazione di energia. Inoltre, condizioni meteorologiche estreme potrebbero nuocere all’agricoltura e al turismo“, ha affermato ancora Christiansen.

“Servono più produttività e persone che lavorino”

A frenare la crescita dell’Italia “contribuiscono anche due problemi strutturali: l’invecchiamento della popolazione e la scarsa produttività. Si prevede che tra il 2024 e il 2050 la popolazione in età lavorativa subirà un calo a due cifre. Ciò contribuisce ad aggravare i problemi di bassa produttività che affliggono da tempo l’Italia, a causa del minor numero di lavoratori in possesso delle competenze necessarie a sostenere l’innovazione”, si legge ancora nel Country Focus per l’Italia. Che formula anche dei suggerimenti. “In primo luogo, raddoppiare gli sforzi di riforma per stimolare la partecipazione alla forza lavoro e la produttività. In base alle nostre stime approfondite sull’impatto economico dell’andamento demografico in Italia, suggeriamo molteplici misure a sostegno della crescita, tra cui la promozione della partecipazione delle donne alla forza lavoro (ad esempio, potenziando l’offerta di servizi di assistenza all’infanzia ed eliminando i disincentivi fiscali per i coniugi a carico). Inoltre, consigliamo l’adozione di politiche volte a valorizzare il capitale umano, ad esempio attraverso l’istruzione e la formazione sul posto di lavoro. Più in generale, l’aumento della produttività dovrà andare oltre il fattore umano. Abbiamo riscontrato che le piccole imprese italiane fortemente innovative faticano a crescere. È pertanto importante definire politiche che sostengano il settore privato nella produzione e in una più rapida adozione dell’innovazione, affinché le imprese più promettenti possano continuare a crescere“.

L’invito a eliminare la flat tax per gli autonomi

“Proseguendo su questo cammino si contribuirebbe a stimolare la crescita. Secondo le nostre stime, un pacchetto di riforme volto ad incrementare la partecipazione delle donne alla forza lavoro, ad aumentare il livello delle competenze e a rafforzare la produttività potrebbe determinare un aumento della crescita media annua compreso tra 0,1 e 0,4 punti percentuali in un arco temporale compreso tra il 2025 e il 2050. Le autorità italiane stanno ottenendo buoni risultati in questo ambito. L’attuazione del PNRR è a buon punto, con misure importanti quali la riforma della giustizia per ridurre l’arretrato giudiziario e le misure di contrasto all’evasione fiscale. Gli investimenti stanno valorizzando il sistema ferroviario e le infrastrutture scolastiche”, ha aggiunto ancora Christiansen. “Il buon andamento fiscale dello scorso anno ha determinato un avanzo primario dello 0,4% (entrate meno spese, al lordo degli interessi passivi), il che rappresenta un ottimo inizio. Guardando al futuro, il governo è determinato ad abbattere l’elevato debito pubblico (circa il 135% del PIL lo scorso anno) e il piano fiscale-strutturale a medio termine conferma tale impegno. Perché raccomandare un consolidamento fiscale più rapido? Si prevede che il tasso di interesse sul debito pubblico supererà la crescita economica, rendendo così più difficile la riduzione del debito nel tempo. Inoltre, con l’invecchiamento della popolazione, ci sarà una maggiore pressione sulla spesa pensionistica e sanitaria. Si raccomanda quindi di procedere a un consolidamento fiscale più ampio rispetto a quanto previsto per quest’anno e il prossimo, al fine di raggiungere un avanzo primario pari al 3% del prodotto interno lordo entro il 2027. Ciò contribuirà a ridurre il debito e ad aumentare la fiducia degli investitori“, ha osservato inoltre. “Tutto questo può essere realizzato concentrando gli sforzi fiscali sulla correzione delle distorsioni nell’economia. In questo modo si attenuerebbe l’impatto del consolidamento fiscale sulla crescita e si contribuirebbe a rendere l’economia più equa. A tal fine occorrerebbe perseverare verso il rafforzamento dell’adempimento fiscale, razionalizzare le spese fiscali (ad esempio eliminando gradualmente inefficienti agevolazioni a favore delle assunzioni) ed eliminare il regime forfettario preferenziale applicabile ai redditi dei lavoratori autonomi. La limitazione delle garanzie pubbliche rafforzerebbe la resilienza e ridurrebbe i rischi”, ha concluso.

Salvini: “Fmi sbaglia sulla flat tax, vogliamo estenderla”

“Fa bene Giorgetti a essere prudente, fa meno bene il Fondo monetario internazionale a invitare l’Italia a cancellare la flat tax al 15% per i lavoratori autonomi, perché 2 milioni di italiani lavorano e fatturano e pagano le tasse grazie alla tassa fissa al 15%, soprattutto i giovani professionisti. L’ultima cosa da fare è cancellarla, anzi la vogliamo estendere“, ha dichiarato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e vicepremier, Matteo Salvini, intervenuto a Radio24 in merito al rapporto dell’Fmi.

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