Dazi, accordo Usa-Ue: per Giorgetti “impatto di 0,5 punti sul Pil nel 2026”

Dazi, accordo Usa-Ue: per Giorgetti “impatto di 0,5 punti sul Pil nel 2026”
(foto Mauro Scrobogna / LaPresse)

La stima del ministro sull’accordo raggiunto da von der Leyen con Trump. Ma Coldiretti lancia l’allarme: “Rischio perdite di oltre 1 miliardo nell’agroalimente”

Dopo l’accordo tra gli Usa e l’Ue sui dazi al 15% in Italia l’impatto sul Pil sarà di 0,5 punti nel 2026. La stima è del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. “Fermo restando che una proiezione più dettagliata sarà possibile quando tutti gli aspetti dell’accordo saranno definiti, è possibile prevedere fin d’ora un ordine di impatto sul Pil reale italiano nello scenario al 15% con un calo massimo cumulato di 0,5 punti percentuali nel 2026, seguito da un graduale recupero che porta il livello ad allinearsi nello scenario base entro il 2029, in coerenza con le stime del documento di finanza pubblica”, ha detto Giorgetti rispondendo al question time alla Camera a una interrogazione sull’impatto dei dazi.

Il ministro conferma: “Quest’anno crescita Pil 0,6%”

“Il governo, quando ha predisposto nella scorsa primavera le previsioni macroeconomiche, ha fatto delle previsioni potenziali” e “ha previsto per quest’anno una crescita dello 0,6% del Pil, che noi ribadiamo oggi in termini di previsione”, ha precisato il ministro. “Anche una modestissima crescita – che noi ci auguriamo più robusta – assicurerà questo risultato”, ha aggiunto Giorgetti, spiegando che “le negoziazioni sono ancora in corso per definire aspetti che non saranno di dettaglio, ma che noi ci proponiamo di ricondurre a difendere i settori e prodotti di maggiore rilevanza e strategicità per l’economia italiana”.

“Il 27 luglio in Scozia è stato raggiunto un accordo politico tra Ue e Usa per definire i parametri chiave delle relazioni commerciali. Un dazio del 15% evidentemente presenta elementi che avranno un impatto molto diverso tra settori produttivi in Italia. Le discussioni collegate all’intesa sono ancora in corso, in particolare per le possibili esenzioni del dazio orizzontale del 15%, quindi una valutazione complessiva non si può trarre ad oggi. Di sicuro – ha sottolineato – l’intesa preannucia la chiusura di una fase di incertezza e scongiura la guerra commerciale. Questo è un elemento da considerare”.

Macron: “Ue non abbastanza temuta, non ci fermeremo qui”

In Francia, invece, il presidente Emmanuel Macron ha manifestato il suo malcontento riguardo all’accordo raggiunto dall’Ue con Washington. “Per essere liberi, bisogna incutere timore. Non siamo stati abbastanza temuti“, ha affermato durante il Consiglio dei ministri, secondo alcuni partecipanti. Macron ha detto che “l’Europa non si percepisce ancora abbastanza come una potenza” e ha aggiunto che i negoziati proseguiranno. “La Francia ha sempre mantenuto una posizione di fermezza e di rigore. Continuerà a farlo. Non è la fine della storia e non ci fermeremo qui. È una prima tappa di un processo negoziale che continuerà”, ha aggiunto.

Da Borrell a Prodi, ondata di critiche

Critiche anche dall’ex Alto rappresentante Ue per la Politica estera, Josep Borrell. “Una strategia sbagliata porta a risultati negativi. La Commissione ha scelto di compiacere e lusingare Trump accettando di acquistare più armi e gas – su cui non ha competenza – e tollerando dazi unilaterali. L’Europa esce geopoliticamente indebolita da un accordo raggiunto in appena un’ora su un campo da golf”, ha scritto Borrell su X.

Dello stesso tenore il giudizio di Romano Prodi. “Uno degli ultimi atti della Commissione da me presieduta fu la multa di 497,2 milioni di euro ad un’impresa di grande rilevanza come Microsoft per violazione delle leggi europee sulla concorrenza”, ha ricordato Prodi in un’intervista su La Stampa. “Gettammo, assieme a Mario Monti, le basi per una dottrina e una prassi antitrust, ma se penso a quanto è accaduto dopo e fino ai giorni nostri dico: quanti passi indietro abbiamo fatto!”, ha ricordato. “Difficile far politica, se si cede al potente fino ad umiliarsi”. Da ex presidente della Commissione ed ex capo del governo italiano Prodi osserva: “Da una parte c’è da dire che negli ultimi 20 anni la Commissione ha perso potere in modo verticale, ma in ogni caso c’è modo e modo di affrontare una trattativa così dura. E per definire il modo sbagliato di affrontarla, non userei un termine inglese ma un detto calabrese: ‘chi pecora si fa, il lupo se lo mangia’”.

L’allarme Coldiretti: “A rischio oltre 1 miliardo agroalimentare”

In Italia, l’allarme arriva anche da Coldiretti, secondo cui “l’introduzione di dazi al 15% da parte degli Stati Uniti sui prodotti agroalimentari italiani rischia di far perdere oltre 1 miliardo di euro al comparto, frenando una crescita costante che ha visto il cibo Made in Italy imporsi come sinonimo di qualità oltreoceano”. L’analisi Coldiretti è sulla base dei dati del Centro Studi Divulga, che mette in luce la vulnerabilità delle nostre filiere di fronte alla nuova politica commerciale americana. “La Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen si sta dimostrando totalmente inadeguata al ruolo che ricopre – dichiara il presidente di Coldiretti Ettore Prandini – Dopo aver già colpito duramente il mondo agricolo con tagli senza precedenti alla Pac, oggi assistiamo all’ennesimo danno provocato da una gestione improvvisata e debole del negoziato commerciale con gli Stati Uniti”. “L’accordo siglato con Washington è chiaramente più vantaggioso per l’economia americana che per quella europea – prosegue – Stiamo assistendo anche al fatto che il documento a base dell’accordo non coincide nemmeno con quello statunitense, una situazione lesiva della credibilità stessa dell’Europa”.

“La Von der Leyen – conclude Prandini – ha mancato ancora una volta l’obiettivo di difendere la produzione europea, il lavoro degli agricoltori e la sovranità alimentare dell’Unione. A pagare il prezzo di questa politica remissiva non sarà solo l’agricoltura, ma l’intero sistema produttivo europeo. Serve una reazione decisa per ottenere l’esclusione dei prodotti agroalimentari di eccellenza dalla lista dei dazi e garantire sostegno economico alle filiere più colpite e fa bene il nostro Governo a spingere perché si arrivi a questo per salvaguardare un comparto strategico come quello agricolo”.

Secondo l’analisi di Coldiretti, con un valore che nel 2024 ha sfiorato gli 8 miliardi di euro, gli Usa rappresentano il primo mercato extra-Ue per l’agroalimentare italiano. Negli ultimi cinque anni, l’export verso gli Stati Uniti è cresciuto in media dell’11% l’anno, arrivando a toccare un +17% solo nell’ultimo anno. Una dinamica positiva che ora rischia di invertirsi bruscamente. Il vino è il primo prodotto agroalimentare esportato negli Usa, con 1,9 miliardi, con i dazi subirà un impatto stimato in oltre 290 milioni. Poi l’olio extravergine di oliva. L’export verso gli Usa vale oltre 937 milioni. I dazi avranno un peso stimato in più di 140 milioni. Andrà male anche per la pasta di semola: ad oggi esente da dazi: peserà 74 milioni di euro. Restano stabili, invece, molti dei formaggi, che erano già tra il 10% e il 15%, ma l’incertezza sull’abolizione delle quote rischia di incidere sull’export, che nel 2024 ha superato i 486 milioni.

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