Quella del Tar Lazio sul ricorso di UniCredit in merito al golden power “è una sentenza densa e complessa. In particolare, l’accoglimento parziale, volto a censurare solo alcune prescrizioni, con riferimento ai vincoli temporali o al soggetto interessato nel project finance, mi sembra una scelta di compromesso, forse un po’ timida e che difficilmente potrà influire a favore di UniCredit sulle sorti dell’Ops” su Bpm. Così commenta a LaPresse Luca Picotti, avvocato, membro dell’Osservatorio Golden Power, e autore di ‘La legge del più forte’.
“Innanzitutto non è da escludere che la Presidenza del Consiglio dei ministri ricorrerà innanzi al Consiglio di Stato avverso i due punti accolti, mentre UniCredit avverso gli altri rigettati, quindi è una questione lungi dall’essere chiusa. Dopodiché, se è vero che i giudici hanno avuto il coraggio di censurare l’operato del governo, entrando nel merito delle prescrizioni evidenziandone profili irragionevoli, non proporzionali o eccessivamente invasivi sulla libertà di impresa, dall’altro lato l’impianto complessivo rimane intatto: vale a dire la compatibilità con i principi della Ue e la sussistenza del presupposto formale di attivazione dei poteri speciali, ossia la minaccia di grave pregiudizio per gli interessi nazionali – valutazione dettata da amplissima discrezionalità, su cui i giudici hanno un sindacato estremamente ristretto e che infatti non è stata colpita ma, anzi, sembra essersi cristallizzato un nuovo paradigma, che si legge nella sentenza: la sicurezza economica è ormai una species della sicurezza nazionale”.
“Il focus quindi è non tanto sui due punti accolti, quanto sul fatto che l’impianto del Golden Power è rimasto intatto – normativa applicabile nel settore finanziario in una operazione domestica – così come le altre prescrizioni”, aggiunge Picotti. E qui si arriva all’ultimo punto sempre in relazione all’Ops. “La permanenza delle altre prescrizioni, in particolare quella sulla Russia, accompagnata dalle latenti sanzioni in caso di inottemperanza, continua a rappresentare un ostacolo. In sostanza, sarei cauto nel dire che si tratta di una vittoria di UniCredit e una sconfitta per il governo. A occhio, direi il contrario: viene affermata in modo più o meno esplicito la compatibilità con l’Ue, ribadita la discrezionalità governativa nell’individuare i presupposti, ammessa una espansione dettata dal nuovo quadro geopolitico del concetto di sicurezza, sino a ricomprendere anche quella economica, mantenimento delle prescrizioni sulla Russia e Anima e revisione solo temporale di quelle su impieghi e depositi”, conclude Picotti.