Il Pil italiano è cresciuto nel primo trimestre dello 0,3% rispetto al periodo precedente, grazie all’aumento di consumi e investimenti e, in misura minore, della domanda statunitense. Dopo la prolungata riduzione iniziata nel 2022, sono emersi segnali positivi per l’attività manifatturiera, che rimane tuttavia esposta all’instabilità del contesto internazionale. Lo sottolinea la Banca d’Italia nel Bollettino economico. Infatti, secondo le valutazione di Bankitalia, nel secondo trimestre il prodotto ha rallentato. Confermata la stima della crescita allo 0,6% nel corso del 2025 e di circa lo 0,8 nella media del biennio successivo. “Il quadro è soggetto a una significativa incertezza riconducibile in particolare all’evoluzione delle tensioni geopolitiche e commerciali”, sottolinea Bankitalia. Alla dinamica contenuta dei consumi delle famiglie e della spesa per investimenti, che risentono del basso clima di fiducia e dell’elevata incertezza, si è associato l’indebolimento della domanda estera. L’attività è aumentata sia nell’industria sia nei servizi.
Dazi, Bankitalia: “Instabilità grava su prospettive crescita globale“
L’instabilità delle politiche commerciali e dello scenario geopolitico gravano sulle prospettive di crescita globale. Lo sottolinea Bankitalia nel Bollettino economico. In tale contesto, l’economia dell’area dell’euro è cresciuta oltre le attese nel primo trimestre del 2025, grazie alla forte domanda statunitense in anticipazione dell’inasprimento dei dazi; la crescita si è, tuttavia, indebolita nel secondo, anche per via di una dinamica della domanda interna ancora frenata dall’elevata incertezza.Per la prima volta in tre anni, nel primo trimestre del 2025 si è contratto il prodotto negli Stati Uniti – sottollinea Bankitalia – dove l’anticipo degli acquisti dall’estero in vista dell’entrata in vigore di nuovi più alti dazi, poi annunciati il 2 aprile, ha generato un marcato aumento delle importazioni. L’accelerazione del commercio internazionale che ne è derivata è tuttavia destinata a essere transitoria, secondo gli indicatori disponibili. In Cina, dove l’attività è penalizzata ancora dalla debolezza della domanda interna e dalla crisi del mercato immobiliare, sono emersi i primi segnali di indebolimento delle esportazioni. L’Ocse ha rivisto nuovamente al ribasso le previsioni di crescita del Pil globale.
Dazi, Bankitalia: “Possibile politica aggressiva Cina in Ue, peso su inflazione“
“A fronte del rialzo dei dazi imposto dagli Stati Uniti dallo scorso aprile, la Cina potrebbe adottare politiche di prezzo più aggressive per riorientare le proprie esportazioni verso i mercati europei”. Lo sottolinea Bankitalia nel Bollettino economico. “Gli effetti sull’area dell’euro potrebbero non essere trascurabili – sottolinea – tenuto conto che i beni cinesi rappresentano una quota rilevante delle importazioni dell’area”. Secondo le stime della Banca d’Italia, i maggiori flussi di beni cinesi potrebbero avere un effetto al ribasso sull’inflazione al consumo dell’area. Già dal 2022 i prezzi dei beni provenienti dalla Cina sono scesi sensibilmente, anche a causa del deprezzamento del renminbi. Se questo andamento si dovesse accentuare, gli effetti sull’area dell’euro potrebbero non essere trascurabili, tenuto conto che i beni cinesi rappresentano circa un quinto del totale delle importazioni dai paesi fuori dall’area (400 miliardi di euro).