“La Slovenia è un partner economico-commerciale significativo per l’Italia. Nonostante le dimensioni contenute del mercato interno sloveno, l’interscambio con l’Italia si situa da alcuni anni ben al di sopra della soglia simbolica dei dieci miliardi di euro, e la Slovenia è – in maniera netta – il principale partner dell’Italia nell’area dell’ex Jugoslavia e Albania. Attualmente il nostro Paese è il terzo partner commerciale della Slovenia, dopo Svizzera e Germania, e il quinto fornitore, con una quota di mercato dell’8,4%”. Così Giuseppe Cavagna, ambasciatore d’Italia in Slovenia, in un’intervista a Relazioni internazionali di Tribuna economica.
“Gli investimenti italiani in Slovenia sono rilevanti, soprattutto nei settori finanziario (in particolare banche e assicurazioni), manifatturiero ed energetico. La quota di investimenti diretti italiani nel Paese ammontava, nel 2023, ad una cifra tra gli 1,5 ed i 2 miliardi di euro, ponendo l’Italia al quinto posto nella graduatoria degli investitori esteri – sottolinea – Partendo da queste buone posizioni ricerchiamo ulteriori spazi di crescita, ancorché consci della notevole concorrenza in un mercato ormai maturo e pienamente integrato”.
Quanto all’energia ” per l’industria italiana vi sono indubbie opportunità nello sviluppo di fonti rinnovabili, nella progettazione e installazione di impianti, nella vendita di tecnologie idroelettriche e nucleari e nella smart specialisation e-mobility.
Degno di nota il progetto “North Adriatic Hydrogen Valley”, finanziato dal programma Horizon, che coinvolge la Regione Friuli-Venezia Giulia, la Slovenia e la Croazia e mira a sviluppare soluzioni e tecnologie per l’uso su larga scala dell’idrogeno come fonte energetica, contribuendo a un’economia pulita e sostenibile. Aziende e istituzioni italiane e slovene collaboreranno per realizzare questo progetto nei prossimi sei anni”Per l’ambasciatore ” le relazioni bilaterali tra Italia e Slovenia, già ottime, non potranno che giovarsi” dell’ulteriore stimolo dell’indicazione di Nova Gorica e Gorizia a Capitali Europee della Cultura 2025. “Siamo davanti all’esempio di una collaborazione che trascende il confine, trasformandolo da linea di divisione a luogo di incontro e di scambio, e che opera per rafforzare un tessuto umano che si arricchisce nella diversità e costruisce – su un passato duro e difficile – ponti diretti verso un futuro comune”, spiega.