I lavoratori Stanadyne sono in sciopero dallo scorso 4 dicembre, quando l’amministratore delegato ha dato comunicazione della messa in liquidazione, a seguito della scelta del fondo finanziario statunitense Cerberus di chiudere questo stabilimento. Per i lavoratori questo significa preludio di licenziamento collettivo e chiusura dello stabilimenti, anche – come da dichiarazione aziendale – per qualche mese proseguirà l’esercizio provvisorio”. Così Barbara Basile, funzionaria Fiom, parlando davanti ai cancelli dello stabilimento della Stanadyne di Castenedolo (Brescia), dove è in corso dagli inizi di dicembre una mobilitazione dei lavoratori e dei sindacati dovuta alla decisione della messa in liquidazione dell’azienda, attiva nel settore della produziione dei motori e parte dell’indotto di aziende come Iveco, Rehlko e Hatz. “I lavoratori, con la Fiom accanto, hanno deciso di proclamare proprio dal 4 dicembre un presidio permanente, mantenuto fino a oggi, con un’articolazione di sciopero mirata a garantire la presenza dei lavoratori, ma anche che i lavoratori stessi possano percepire uno stipendio, ahimè decurtato, mantenendo allo stesso tempo l’attenzione su questa vicenda, coinvolgendo la politica a tutti i livelli”, ha poi spiegato Basile. “Stanadyne a oggi ha 100 dipendenti, tra cui anche molti giovani. Negli ultimi tre-quattro anni ci sono stati molti ingressi, che fanno capire come l’azienda non abbia un euro di debito e abbia dunque tutto il potenziale possibile per essere acquisita da un imprenditore serio, che avvia voglia di proseguire l’attività industriale di un’azienda sana del tessuto bresciano”, ha aggiunto Basile.

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