Studio di Mediobanca sulle principali società italiane. Nelle prime 10 anche Gse, Stellantis, Tim, Prysmian
Sono oltre 270 i gruppi in Italia con fatturato superiore al miliardo. E’ quanto riporta l’analisi dell’area studi Mediobanca che ha presentato la 59esima edizione della pubblicazione sulle principali società italiane.
La classifica dei fatturati 2023 dell’industria e dei servizi è dominata da tre gruppi energetico-petroliferi pubblici, con un cambio al vertice rispetto all’edizione precedente: Eni a 93,7 miliardi di euro, supera Enel a 92,9 miliardi di euro, seguita dal Gse (Gestore dei servizi energetici) a 55,1 miliardi di euro.
Nella graduatoria la quarta posizione è occupata da Stellantis Europe con un fatturato pari a 27,8 miliardi di euro; mentre al quinto posto si trova Telecom con 16,1 miliardi. Prysmian (gomma e cavi) è sesta con 15,4 miliardi di euro, seguita da Leonardo con 15,3 miliardi. Il comparto energetico si ripresenta nei tre posti successivi con Edison con 15 miliardi, Hera con 14,8 miliardi e A2a con 14,4 miliardi. In 11esima posizione Ferrovie dello Stato, con 14,3 miliardi di euro; a seguire Saipem con 11,9 miliardi, la petrolifera Saras con 11,4 miliardi, Poste Italiane con 10,4 miliardi, Parmalat con 10,2 miliardi, Kuwait Petroleum Italia con 9,7 miliardi, e Italiana Petroli con 9,6 miliardi. Nelle prime venti posizioni anche Edizione con 9,6 miliardi e Webuild con 9,3 miliardi; ventesima posizione per Superit con 9,1 miliardi.
Nelle prime venti posizioni ci sono nove imprese a controllo pubblico, sei a controllo privato italiano, cinque di proprietà estera, nove appartengono al settore energetico, quattro alla manifattura, e cinque alla gestione di infrastrutture, alle costruzioni o ai servizi.
In totale sono 274 quelle con vendite superiori al miliardo. Segnano un fatturato di 1.075 miliardi di euro, per il 34,2% riferibile a società a controllo pubblico. I dipendenti sono 1,9 milioni. Il fatturato medio è di 3,9 miliardi. Il 37,1% del fatturato aggregato di queste aziende proviene dall’energetico e petrolifero (il 74,8% a controllo pubblico), il 10,3% dalla produzione di mezzi di trasporto, l’8,6% dalla grande distribuzione (food e non food), il 5,3% dal comparto alimentare e bevande. Tutti gli altri settori incidono per una quota inferiore al 4%.
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