Dalla rivalutazione delle minime alla conferma di Opzione Donna e Ape sociale per il 2024

La nuova bozza di Legge di Bilancio del governo prevede diverse novità per quanto riguarda le pensioni. In primis, la rivalutazione al 100% degli assegni fino a 4 volte il trattamento minimo, che diventa al 90% per quelli tra 4 e 5 volte il minimo, al 53% tra 5 e 6, al 47% tra 6 e 8, al 37% tra 8 e 10. Infine, rivalutazione al 22% per quelle complessivamente superiori a dieci volte il trattamento minimo Inps. Sul tema delle rivalutazioni, viene inoltre istituita presso il Mef una Commissione specifica. Composta da esperti nominati dal Ministro, la Commissione dovrà valutare i parametri e i criteri da utilizzare, a partire dal 1° gennaio 2027 e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, “per la rivalutazione delle prestazioni di carattere previdenziale e sociale per i quali è prevista, a legislazione vigente, la suddetta rivalutazione sulla base dell’indice del costo della vita”.

Per quanto riguarda ‘Opzione donna‘, a differenza da quanto trapelato la scorsa settimana, la misura è confermata per il 2024. Ci potrà accedere con 35 anni di contributi a 61 anni – con soglia ridotta di un anno per ogni figlio nel limite massimo di due anni – chi al 31 dicembre 2023 assiste da almeno 6 mesi coniuge o parente con handicap grave, o abbia un invalidità al 74%, o sia stata licenziata o dipendente di un’azienda in crisi. Resta per il 2024 anche l’Ape sociale, l’anticipo pensionistico che consente l’uscita dal lavoro al compimento dei 63 anni e 5 mesi per disoccupati, invalidi al 74%, impiegati in attività gravose e chi assiste persone con handicap grave. Nella bozza si conferma dunque la misura alle stesse condizioni attualmente in vigore fino al 31 dicembre 2024.

Si potrà invece andare in pensione con quota 103 per il 2023 e quota 104 per il 2024. La legge di bilancio innalza inoltre di un anno – da 62 a 63 anni – l’età anagrafica per l’anticipo pensionistico del prossimo anno. L’anticipo dell’assegno prevede delle ‘penalizzazioni‘, ovvero la riduzione in misura pari al rapporto “tra il coefficiente di trasformazione” e “relativo all’età dell’assicurato al momento del pensionamento e il coefficiente di trasformazione corrispondente al requisito anagrafico per l’accesso al pensionamento”. Inoltre, l’attesa passa da 3 a 6 mesi per i lavoratori del privato e da 3 a 9 per quelli del pubblico.

Si ferma invece al 2024, due anni prima del precedente termine fissato al 31 dicembre 2026, il periodo nel quale non sono previsti adeguamenti alla speranza di vita in relazione all’uscita anticipata pensionistica. Dunque dal 2025 potrebbero non bastare più gli attuali criteri che andrebbero legati all’aspettativa di vita.

Calderone: “Su pensioni fatto ciò che consentito, priorità tenuta conti”

“Sulle pensioni in manovra abbiamo fatto quello che era consentito”. Così la ministra del Lavoro, Marina Calderone, intervenendo a margine di un evento Unipol sul welfare. Calderone ha inoltre sottolineato che “la priorità resta la tenuta dei conti dando una risposta adeguata alle aspettative dei cittadini, mantenendo però gli equilibri dei mercati e gli equilibri internazionali”. Calderone ha infine spiegato che “tante misure che nel corso degli anni hanno prodotto effetti non positivi hanno condizionato quella che poteva essere la messa in campo di strumenti in tema di pensioni”.

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