Le indicazioni del ministro Paolo Zangrillo, insoddisfatta la Cgil

Un aumento medio da 170 euro al mese in busta paga per i dipendenti della Pubblica amministrazione. E’ quanto prevede la manovra economica del governo, come prospettato dal ministro Paolo Zangrillo ai sindacati: si tratta di una media, orientativamente il 6%, rispetto al poco meno del 4% della tornata contrattuale precedente, ma per il titolare di palazzo Vidoni è “una decisione estremamente coraggiosa”, di circa 7,3 miliardi di euro, di cui 5 per i comparti delle funzioni centrali e scuola nonché per il comparto sicurezza-difesa, e 2,3 miliardi per la sanità ai quali si aggiungono 700 milioni per la detassazione degli straordinari e la riduzione delle liste di attesa.

In campo c’è anche l’anticipo – previsto dal decreto collegato oggi in manovra – di 2 miliardi a quest’anno rispetto al 2024 “per portare nelle buste paga entro dicembre una somma che prende come riferimento l‘indennità di vacanza contrattuale, moltiplicandone il relativo importo annuale per un coefficiente pari a 6,7, che dovrebbe quantificarsi intorno a una media di 900 euro, da trasferire distintamente dalla tredicesima mensilità“, prosegue il ministero della Pa.

Non soddisfatta la Cgil, che ieri ha ventilato l’ipotesi anche dello sciopero generale: “Il Ministro Zangrillo conferma l’insufficienza delle risorse necessarie per il rinnovo dei contratti delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici. Gli stanziamenti complessivi, infatti, sono lontanissimi dal coprire la perdita del potere d’acquisto di questi anni”.

Intanto, mentre ancora si attende il testo definitivo della legge di bilancio – di cui è circolato, al momento, solo l’indice che di fatto dà una panoramica delle misure previste – ha visto la luce il primo decreto collegato alla manovra, quello che prevede gli anticipi di alcune misure. Il testo pubblicato ieri in Gazzetta ufficiale prevede un solo mese, anziché due come ipotizzato in una prima bozza, per l’anticipo del conguaglio della perequazioni, che scatterà dunque al primo dicembre e non al primo novembre. Confermato il rinvio di un mese, dal 31 ottobre al 30 novembre, del termine per i servizi sociali per comunicare all’Inps la presa in carico degli ex percettori del reddito di cittadinanza. Ma la vera novità è nelle disposizioni finanziarie del decreto, cioè l’articolo che comunemente indica stanziamenti e relative coperture: qui sono indicati infatti 15 miliardi “al fine di consentire il perfezionamento delle regolazioni contabili del bilancio dello Stato”. Per coprire le spese del decreto, quindi non solo il Superbonus ma tutti i 27.981,47 milioni previsti, vengono indicati oltre allo scostamento di bilancio anche con una serie di tagli tra cui 3,1 milioni ai ministeri e 350 milioni al fondo per la disabilità e 350 milioni a quello per l’assegno unico. “Il governo non si vergogna di aver coperto parte del fondo per il Superbonus con 350 milioni letteralmente scippati al fondo per la disabilità? Ma la Ministra Locatelli non ha nulla da dire? Questo esecutivo fa cassa sui più fragili in modo indegno. Sono davvero inadeguati”, tuona dal Pd Ilenia Malavasi. Ma la ministra Alessandra Locatelli chiarisce: “Nessun taglio ma uno slittamento di risorse che erano sul capitolo di attuazione della legge delega, ma che non possiamo utilizzare adesso perché il decreto attuativo verrà portato in Consiglio dei ministri il 31 ottobre. Dopo l’iter parlamentare la legge entrerà in vigore dal 1° gennaio 2025”.

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