L'economista ex presidente dell'Inps a LaPresse: "Non può essere la magistratura ad affrontare un problema di questo tipo"

“Il Cnel in questi 60 giorni deve ovviare a un problema di fondo e cioè che mancano a oggi solide basi statistiche per decidere a quale livello fissare il salario minimo” perché “sull’opportunità di introdurlo non c’è necessità di discutere”. Così a LaPresse l’economista Tito Boeri. “Continuo a sentir parlare di 9 euro ma le basi di questa scelta non le sa nessuno, è una scelta politica”. Per Boeri il Cnel deve “mettere insieme le banche dati dell’Inps, del Ministero del Lavoro, Agenzia delle Entrate e l’indagine sulla forza lavoro dell’Istat e guardare ai numeri se vuole fare sul serio e stabilire un livello appropriato”. Per l’ex presidente dell’Inps e professore dell’Università Bocconi la raccolta firme lanciata dalle opposizioni nelle scorse ore “è un fatto molto positivo che partiti che sin qui si erano opposti al Salario minimo abbiano cambiato idea, ma è sbagliato che venga stabilito a priori che deve essere pari a 9 euro senza riscontri oggettivi. La scelta del livello del Salario minimo deve basarsi su analisi approfondite perchè un Salario minimo troppo basso non serve a nulla e troppo alto distrugge posti di lavoro peggiorando la situazione di chi si vorrebbe aiutare”. 

Il Salario minimo legale “deve coprire tutti i lavoratori e non solo alcune categorie” perché “in caso contrario verrebbe indebolito lo strumento. Ogni lavoratore del Paese deve sapere che sotto quel livello la paga non è consentita, non è possibile avere 500 livelli di Salario minimo differenti” dice ancora Boeri. La cifra che sarà fissata deve essere “un salario orario lordo”. “Non è che all’interno del Salario minimo – spiega Boeri – si può ricomprendere tutto inclusi trattamento di fine rapporto, tredicesima o quattordicesima”. “Visto che dovrà coprire anche i part time, i contratti temporanei – conclude – questo non è possibile”.

“Ci sono settori a bassi salari, come quello della vigilanza privata, in cui la contrattazione collettiva non è stata sin qui in grado di contrastare l’eccessivo potere di mercato dei datori nei confronti dei lavoratori i quali, sia per il loro livello di qualifiche che per i vincoli alla mobilità tra un’azienda ed un’altra, sono spesso costretti ad accettare paghe da fame. Sono questi i casi tipici in cui secondo la teoria economica non solo il Salario minimo può migliorare le condizioni di chi già lavora ma addirittura può aumentare l’occupazione” dice ancora Boeri, a partire dalla vicenda giudiziaria di Mondialpol, indagata per caporalato dalla Procura di Milano per stipendi “incostituzionali” e “sotto la soglia di povertà”, e che ha deciso di aumentare le buste paghe degli addetti alla vigilanza non armata del 20% a partire dall’1 settembre 2023 e fino al 38% nel 2026. “C’è bisogno di un Salario minimo ma non può essere la magistratura ad affrontare un problema di questo tipo perché interviene a macchia di leopardo, rischia di avere effetti distorsivi sulla concorrenza e perché i lavoratori più svantaggiati, come donne e immigrati, non possono rivolgersi a un giudice ogni volta che hanno un problema”. 

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