L'analisi del numero uno di Bankitalia in una lectio magistralis alla Camera
Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco nella sua lectio magistralis su ‘Inflazione e politica monetaria’ alla Camera dei deputati promossa dalla fondazione Ugo La Malfa, commenta i dati dell’inflazione nel giorno in cui Istat diffonde le stime del mese di ottobre : “Dallo scorso anno la variazione dei prezzi è tornata a registrare, a livello mondiale, un incremento pressoché continuo: dal 4,7 per cento nella media del 2021, viene stimata dal Fondo monetario internazionale prossima al 9 per cento quest’anno. Nell’area dell’euro, sulla base dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo, dal 2,6 per cento dello scorso anno ha oggi quasi raggiunto l’11 per cento, sfiorando il 13 in Italia, il livello più alto da circa quarant’anni”, ha spiegato. “Dopo un lungo periodo di moderazione e anche, negli ultimi anni, di pressioni deflative, il riaccendersi dell’inflazione ha trovato particolare alimento nei rincari delle materie prime, in primo luogo, soprattutto in Europa, in quelli dei prodotti energetici – continua Visco – Già rilevanti negli ultimi mesi del 2021, gli aumenti dei costi si sono fortemente accentuati a seguito dell’aggressione della Russia all’Ucraina nello scorso febbraio e del protrarsi del gravissimo conflitto, che ha anche determinato spinte intense al rialzo dei prezzi dei prodotti alimentari. In diversi paesi a queste pressioni si sono aggiunti gli effetti di strozzature nell’offerta di prodotti intermedi, a fronte di una ripresa della domanda finale molto superiore al previsto, dopo la riduzione registrata durante la crisi pandemica”.
“Sul piano domestico l’aumento dei costi dell’energia può essere sì ridistribuito tra percettori di reddito, con interventi mirati e temporanei a sostegno delle famiglie e delle imprese più colpite, ma possibilmente non tra generazioni attraverso slittamenti continui nel consolidamento del debito pubblico”, spiega Visco.
Secondo il governatore di palazzo Koch, “l’alto livello raggiunto dall’inflazione costituisce un onere pesante per le famiglie, soprattutto quelle meno agiate, che spendono una parte consistente del loro reddito per l’acquisto di beni alimentari ed energetici, nonché per le imprese, che vedono erodere la loro competitività. Il deciso intervento del Consiglio direttivo della BCE è volto a scongiurare il pericolo che l’elevata inflazione si trasli sulle aspettative e che si avvii una spirale tra prezzi e salari, come quella registrata, non solo in conseguenza dei due grandi shock petroliferi, in Italia negli anni Settanta. Ne derivò allora una durata della dinamica inflazionistica ben superiore a quella coerente con la stabilità monetaria che amplificò gli effetti negativi sull’economia. L’esperienza storica insegna che una crescita salariale in linea con la produttività, l’indipendenza e la credibilità della banca centrale e una conduzione responsabile della politica di bilancio sono i fattori necessari per preservare in tutta l’area dell’euro l’ancoraggio delle aspettative e riportare l’inflazione all’obiettivo del 2 per cento, come attualmente scontano le nostre previsioni”.
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