A circa due mesi dalla sua scomparsa, la funzione pubblica in Duomo tra industriali, politici e Juve
Come era prevedibile, tutto è stato molto sabaudo. Perché tutto è avvenuto con compostezza, con rigore, con rispetto assoluto del Momento, con la 'emme' rigorosamente maiuscola. Su quel sagrato hanno salito e sceso le scale un pezzo di storia patria, industriale e cittadina mentre il sole era abbastanza alto e il cielo abbastanza azzurro. Torino e l'Italia hanno dato l'ultimo saluto a Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fca e Ferrari scomparso il 25 luglio, in Duomo, con una cerimonia officiata dall'arcivescovo Cesare Nosiglia.
Una chiesa gremita e commossa è stata la risposta eloquente a 14 anni vissuti intensamente ed esclusivamente per quella che una volta era solo la Fiat e che con lui è diventata Fca. Nelle prime file hanno preso posto la compagna Manuela Battezzato, con il fratello, i figli e numerosi membri della famiglia, arrivata dall'Abruzzo. A sinistra dell'altare, la dirigenza di Fca e Ferrari, con l'ad Mike Manley e Louis Camilleri, il nuovo capo della Rossa. Insieme a loro, John Elkann, presidente di Exor, Fca e Ferrari, con la moglie Lavinia e Piero Ferrari, figlio di Enzo.
Grisaglie e capi chinati, manager e calciatori, tute blu e gente qualsiasi, un mondo, il suo mondo. Ci sono stati silenzi e parole, entrambi eloquenti. "A Sergio Marchionne è stato affidato un patrimonio glorioso – ha detto Nosiglia, durante l'omelia – nel momento in cui era più gravemente compromesso. C'era bisogno non solo di risanare conti economici ma, insieme, di ricostruire il senso della 'fabbrica' in rapporto alla città che con la fabbrica era cresciuta e sulla fabbrica aveva costruito il suo destino di metropoli".
Per fare questo, il manager arrivato in Fiat nel 2004 si era da subito avvalso della collaborazione di un gruppo di giovani che con il tempo diventarono i 'Marchionne boys'. I 'ragazzi', Luca De Meo, presidente Seat, Antonio Baravalle, ad di Lavazza, e Lorenzo Sistino, imprenditore e fondatore, di MiaCar, piattaforma internet per il commercio di automobili: c'erano tutti alla cerimonia in memoria del loro mentore. Alla Messa hanno partecipato Jean-Pierre Mustier, amministratore delegato Unicredit, Dario Gallina, dell'Unione industriale Torino, Marco Tronchetti Provera, ad di Pirelli, Albero Bombassei, presidente di Brembo, Gabriele Galateri, presidente di Generali, Raffaele Jerusalmi, ad di Borsa italiana.
Anche il mondo sportivo ha voluto commemorare Marchionne, tifoso juventino, con una delegazione della sua squadra, dal presidente Andrea Agnelli all'ad Giuseppe Marotta, al consigliere Pavel Nedved fino a Massimiliano Allegri e al capitano Giorgio Chiellini.
"Quello che mi ha colpito di te fin dall'inizio, Sergio – ha sussurrato gonfio di emozione John Elkann – sono state le tue qualità umane, la tua generosità il tuo modo di capire gli altri. Per me sei stato una persona con cui confrontarmi, di cui fidarmi. Soprattutto: un amico. Hai insegnato a tutti noi a pensare diversamente. Ad avere il coraggio di cambiare e di fare. A non avere paura". Alla frase finale di Elkann, "Caro amico, va in pace", tutta la chiesa si è unita in un lungo e commosso applauso.
Marchionne aveva deciso di prendere casa a Torino, nel quartiere della Crocetta, per 'sentire' e vivere la città. Non a caso hanno presenziato alla celebrazione la sindaca, Chiara Appendino, e il presidente della Regione, Sergio Chiamparino. Non c'erano rappresentanti del governo (a parte il prefetto Renato Saccone) ma il mondo politico non ha mancato di testimoniare riconoscenza con gli ex premier Matteo Renzi e Mario Monti. Numerose le delegazioni operaie di Fca, Ferrari e Cnh, rigorosamente in tuta, che hanno riempito la cattedrale e hanno fatto alcune letture. Viene da pensare che ovunque sia adesso abbia ascoltato tutto.
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