L'agenzia di rating canadese Dbrs dedica una analisi ai modelli finanziari dei team del Vecchio continente
La popolarità della squadra e del campionato in cui gioca, la capacità di guadagnare attraverso canali diversificati, la disciplina nel contenere la crescita dei costi dei giocatori e un po' di supporto da parte della propria lega di appartenenza. Forse non assicurano la vittoria sul campo, ma in un mercato in crescita come quello del calcio europeo – che secondo le stime di Deloitte dovrebbe aver superato nella stagione 2016/2017 i 25 miliardi di euro di dimensione – sono caratteristiche che aiutano a scalare una classifica altrettanto importante: quella del merito creditizio. Lo spiega l'agenzia di rating canadese Dbrs in una analisi dedicata ai modelli finanziari dei team del Vecchio continente. "Il business delle squadre di calcio si è evoluto da un modello basato puramente sui ricavi nel giorno della partita, fortemente collegato con la performance sul campo, per andare verso un modello più diversificato", sottolineano gli esperti nel dossier, prevedendo che "in futuro i club raccoglieranno più capitale in molte forme, come la partecipazione pubblica e l'emissione di debito".
A partire da queste considerazioni, Dbrs offre una panoramica di scenario utile a capire chi si presenta meglio attrezzato alle sfide finanziarie che attendono gli undici europei. Dal punto di vista dei ricavi, ad esempio, in cima alla classifica ricavata dai dati 2015/2016 si posiziona il Manchester United con 689 milioni di euro, davanti a Real Madrid e Barcellona appaiate a 620 milioni. Per la squadra inglese, il 20% di questa cifra arriva dalle partite, il 27% dalla trasmissione e il 53% dall'area commerciale, per quella della capitale spagnola la composizione è invece 20%-33%-48% e per quella catalana è 21%-37%-42%. La prima italiana in classifica, la Juventus, compare al decimo posto con 341 milioni di euro, il 57% dei quali arrivano di diritti tv, mentre la Roma figura al quindicesimo posto, il Milan al sedicesimo e l'Inter al diciannovesimo. Per i capitolini, la voce legata alle trasmissioni televisive pesa addirittura per il 71%, mentre per i nerazzurri sta al 55%. Diversificano di più i rossoneri, col 41% degli introiti proveniente dal broadcastng, il 47% dal commerciale e il 12% dai match.
Il podio di chi spende di più in stipendi è ancora un affare ispano-inglese: primo il Barcellona (340 milioni nel 2015), secondo il Real (289 milioni) e terzo il Chelsea (284 milioni). In questo ambito, i team più virtuosi risultano però essere Schalke 04 (-3%), Zenit San Pietroburgo (-11%) e Inter (-1%), gli unici tre che nell'anno di riferimento avevano ridotto l'importo rispetto a quello precedente. Per finire, una serie di dati fondamentali è quella relativa alla partecipazione del pubblico. E qui, per le italiane, le notizie non sono troppo buone: la serie A figura in fatti al quinto posto nella graduatoria del pubblico realizzata su dati 2015/2016. Dietro alla Premier League, alla Bundesliga, alla Primera Division e anche alla Football League Championship, cioè la serie B inglese, che conta però un numero nettamente superiore di partite. Nessuna formazione del nostro campionato risulta poi inclusa nelle top ten delle squadre con più pubblico e che riempiono di più il proprio stadio, dominate rispettivamente dal Barcellona, con oltre 1,5 milioni di spettatori nella stagione, e dal Bayern Monaco, con un tasso di riempimento del 100% in stagione.
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