Roma, 29 set. (LaPresse) – “L’effetto dell’eliminazione della tassazione sulla prima casa dipende dalla misura in cui essa sarà percepita come permanente“. Lo afferma il vicedirettore generale di Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, in audizione sul Def di fronte alle commissioni riunite Bilancio di Senato e Camera. Secondo Signorini, se il taglio sarà percepito come strutturale, “i consumi delle famiglie potrebbero beneficiare di tale sgravio, in via diretta, grazie all’incremento di reddito disponibile e, in via indiretta, per l’effetto ricchezza dovuto all’eventuale incremento delle quotazioni immobiliari“.

Il dirigente di Bankitalia sottolinea che “le frequenti modifiche alla fiscalità immobiliare degli ultimi anni potrebbero indurre le famiglie a non reputare lo sgravio ora programmato come permanente, limitando significativamente gli effetti della misura sulle scelte di consumo”. Signorini ricorda che si tratterebbe del “quinto intervento negli ultimi sette anni”. L’imposta sulla proprietà della prima casa è stata abrogata dal 2008, reintrodotta nel 2012 con l’Imu, sostanzialmente eliminata nel 2013 e, infine, ripristinata dal 2014 con la Tasi.

STIME PIL CONDIVISIBILI. Le stima di crescita contenuta nel Def per il biennio 2015-2016 appare “sostanzialmente condivisibile” e la revisione al rialzo sembra “coerente con le informazioni sull’andamento dell’attività economica resesi disponibili negli ultimi mesi, più favorevoli delle attese” continua Signorini, in audizione sul Def di fronte alle commissioni riunite Bilancio di Senato e Camera.

Tuttavia, avverte Signorini, l’accelerazione del Pil nel 2016 “presuppone che non si materializzino i rischi derivanti da un ulteriore indebolimento del contesto internazionale e dalle sue possibili ripercussioni sui mercati dei capitali”, evidenziando in particolare i rischi dalla Cina. Il governo vede nel Def un Pil al +0,9% nel 2015 e in accelerazione al +1,6% l’anno prossimo, con una reisione al rialzo per entrambe le stime di 0,2 punti percentuali rispetto alle precedenti attese.

SERVE RIDUZIONE DEBITO. Le scelte del governo sui tempi del riequilibrio dei conti pubblici “vanno attentamente valutate tenendo conto dell’importanza di dare avvio a una chiara e progressiva riduzione del debito, dopo otto anni di crescita ininterrotta” afferma Luigi Federico Signorini, in audizione sul Def di fronte alle commissioni riunite Bilancio di Senato e Camera. “Sarebbe altresì prudente – prosegue Signorini – assicurare un margine di sicurezza per affrontare l’eventuale materializzarsi di rischi derivanti da un rallentamento del commercio mondiale o da improvvisi mutamenti nei mercati”.

Secondo il dirigente di via Nazionale “il ritorno a tassi di crescita più elevati resta, nel medio periodo, una condizione per una significativa e duratura riduzione del debito”. “A tal fine è opportuno che la finanza pubblica e più in generale l’azione della politica economica privilegino gli investimenti, pubblici e privati, con l’obiettivo di innalzare in modo duraturo il potenziale di crescita della nostra economia”, precisa ancora Signorini.

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