di Giuseppe G. Colombo
Roma, 22 lug. (LaPresse) – La spesa per i servizi pubblici locali in Italia è appesantita da un fardello di sprechi pari a 23 miliardi di euro: spese ingiustificate, che sono aggredibili e che, se eliminate, porterebbero a migliorare l’offerta dei servizi ai cittadini nelle Regioni che offrono attualmente i livelli peggiori, adeguandola a quella del territorio più virtuoso, la Lombardia. E’ questa la fotografia della spesa pubblica locale che l’ufficio studi di Confcommercio delinea in occasione del convegno ‘Meno tasse. Meno spesa. Binomio per la ripresa’. Una lente d’ingrandimento, quella dell’associazione delle imprese di commercio, turismo e servizi, che non lascia spazio a dubbi: la spesa locale ammonta a 176,4 miliardi di euro con un eccesso pari a 74,2 miliardi se in tutte le Regioni i servizi funzionassero ai prezzi migliori.
Se si investissero 51,2 miliardi per adeguarsi ai livelli di servizio della Regione più virtuosa, cioè la Lombardia – spiega Confcommercio – rimarrebbero comunque 22,9 miliardi di euro di sprechi recuperabili. Una cifra imponente che, dice il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, occorre aggredire con il bisturi, evitando invece il ricorso ai tagli lineari che andrebbero a colpire la spesa in modo indistinto, a prescindere cioè dagli stessi sprechi. Un’operazione necessaria, spiega Sangalli, per rafforzare la crescita nel Paese, che è ancora “timida” e che non fa ipotizzare orizzonti di “boom economico”.
“Se ai piccoli incrementi positivi di breve periodo aggiungiamo l’effetto Expo, è concreta, per il nostro Paese, la prospettiva di una ripresa intorno all’1% per l’anno in corso. Ma questo non è sufficiente per il rilancio economico dell’Italia: bisogna assolutamente trasformare questa ripresa in vera crescita”, afferma. Una linea condivisa dal Governo. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, intervenendo al convegno, sottolinea come “c’è un enorme potenziale di miglioramento della spesa con l’allocazione di risorse più efficienti”.
L’intesa tra l’Esecutivo e Confcommercio si afferma anche sul fronte del piano di riduzione delle tasse annunciato dal premier Renzi all’assemblea nazionale del Pd. “Pensiamo, ci auguriamo, speriamo, che conti pubblici e revisione più coraggiosa della spesa pubblica consentano al governo di tradurre gli impegni in fatti concreti”, dichiara Sangalli, che giudica di fatto come realizzabili le intenzioni dell’Esecutivo. “Ogni risorsa recuperata dal taglio degli sprechi deve essere destinata a ridurre la pressione fiscale, sperando e augurando che si possa anticipare dal prossimo anno la riduzione dell’Irpef”, aggiunge. E proprio sull’Irpef si concentra una delle ricette di Confcommecio, che va a toccare uno dei punti indicati da Renzi nel suo cronoprogramma fiscale: per l’associazione bisognerebbe ridurre d’un punto percentuale ciascuna delle attuali cinque aliquote con un intervento che costerebbe complessivamente poco meno di otto miliardi di euro. Le risorse? Dai 23 miliardi di euro di sprechi nella spesa pubblica locale.
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