Milano, 29 giu. (LaPresse) – “Purtroppo un altro euro non è possibile: tutto quello che propongono per salvare questo progetto, è creare uno Stato sotto a questa moneta. Ma l’eventuale campagna elettorale sarebbe fatta nella lingua di uno Stato che se n’è andato dall’Europa, ovvero l’Inghilterra. Non esiste un demos europeo, e quindi non può esserci una democrazia europea. L’unica cosa da fare è smantellare in modo ordinato questa costruzione”. Alberto Bagnai, è professore associato di Politica economica, alla facoltà di Economia dell’università di Pescara, oltre ad essere autore tra gli altri di ‘Il tramonto dell’euro’ con cui è diventato un simbolo dei ‘no euro’. “Io come i migliori economisti dico che l’euro è insostenibile, ma è una cosa che non mi rende felice” spiega Bagnai a LaPresse. “Non si poteva non sapere che il progetto era fallimentare, tutti quelli che fino a ieri parlavano di irreversibilità, lo hanno fatto per cecità ideologica, o motivi venali” aggiunge. Il rischio più grosso nel caos greco, è che chi ha costruito ed appoggiato l’euro “ora pretende di gestirne lo smantellamento, ma non sono preparati. Questi riposizionamenti erano descritti in un altro mio libro ‘L’Italia può farcela’. Danno la colpa di tutto alla Germania, ma i tedeschi fanno il loro interesse” spiega.

“Il problema sono le regole sbagliate imposte dalla politica, per influenzare in un certo modo la distribuzione del reddito. In particolare per depotenziare il sindacato ed abbattere la quota salari. E’ una cosa talmente ovvia che è presente in tutti i manuali di politica economica del terzo di anno di università” spiega Bagnai. Non fa eccezione l’Italia, che ricorda Bagnai “non solo negli ultimi 5 anni per salvare l’euro ha conferito più di 50 miliardi al fondo salva stati, che è stato inutile, ma abbiamo fatto riforme che hanno ridotto pesantemente il welfare. Ciò non vuol dire che il progetto euro ha fallito, anzi ha raggiunto il suo scopo, che era quello di distruggere il welfare. E’ stato cavallo di Troia per introdurre le politiche di stampo neo-liberiste americane in Europa”. Quindi qual è il futuro della Grecia? “Magari non questa settimana, ma salterà. Se i creditori sono furbi, verranno incontro a Tsipras, concedendgoli anche l’haircut che chiede, e non facendolo uscire dall’euro. Ma tra 1 o 2 ani, saremo da capo, ed i creditori nel frattempo continueranno a spremere l’economia ellenica, proseguendo quindi questa velata colonizzazione tedesca” risponde Bagnai.

Bagnai azzarda anche una previsione sul voto di domenica: “Vincerà il ‘no’ con il 60%”. E a quel punto? “Se in Europa fanno una mossa di clemenza, gli elettorati del Nord non capirebbero, la Merkel ad esempio molto probabilmente si troverebbe contro i socialdemocratici, che sono di sinistra come Tsipras, ma prima sono tedeschi e pensano ai loro soldi”. Quindi chi può salvare euro e Tsipras? “L’unico che può tenere i cocci insieme è Obama, perché teme che la Grecia si faccia risucchiare in un’ottica russo-cinese. L’Europa e la sua integrazione sono da sempre un progetto americano” ricorda Bagnai, risalendo con la memoria al piano Marshall. Ma comunque vada “la Grecia se non esce dall’euro, non riparte. Ma succederà anche alle altre economie che non stanno bene” come Francia a Finlandia. E l’Italia? “Non è messa bene, non peggio della Francia, perché continuiamo ad avere un debito netto verso estero importante, che vale oltre il 20%, e la svalutazione dell’euro non ci ha dato grandi benefici”. Un euro Sud e uno Nord, è un’ipotesi percorribile? “No. Un euro del nord potrebbe anche funzionare fino a un certo punto, ma l’euro del Sud si sfascerebbe, saremmo noi la Germani della Grecia, ma chiediamoci dove la Francia dove va messa?”.

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