di Giampiero Gramaglia

Roma, 6 mag (La Presse) – Roma diventa il crocevia della diplomazia finanziaria europea, verso l’Eurogruppo di lunedì 11 maggio, che, comunque, non segnerà la fine al negoziato fra la Grecia e le istituzioni internazionali. Se il ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis, oggi a Roma, ha ostentato il consueto ottimismo, dopo l’incontro con il collega italiano Pier Carlo Padoan, dicendosi “molto fiducioso” sull’esito dell’Eurogruppo, da Bruxelles fonti solitamente informate escludono un’intesa per lo sblocco della tranche da 7,2 miliardi di aiuti in sospeso.

In una dichiarazione congiunta, Ue, Bce e Fmi dicono di stare lavorando “per concreti progressi”. Si prevede che i ministri dei Paesi della Zona Euro prenderanno atto dei passi avanti effettuati, forse per iscritto. Mentre i colloqui del ‘gruppo di Bruxelles’, la nuova versione della troika (Ue, Bce, Fmi, più l’Efsf, il cosiddetto “fondo salva Stati”) continuano, Varoufakis a Roma afferma d’avere parlato con Padoan “un linguaggio comune” e di avere condiviso “obiettivi comuni”. La sua tesi è che un accordo sia essenziale non solo per la Grecia, ma anche “per la solidità e la robustezza” della Zona Euro. Il che è vero, pur se la prospettiva d’un fallimento della trattativa crea più ansia ad Atene che a Bruxelles e agita i mercati, con sussulti dello spread, più che le cancellerie. Venerdi sarà a Roma il presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem, uno che non ha proprio un rapporto idilliaco con Varoufakis.

Oggi, dopo un incontro con il ministro delle Finanze francese Michel Sapin, Dijsselbloem, a Parigi, ha detto che con la Grecia “restano da risolvere molti problemi”, per cui “non ci sarà nessuna intesa” l’11 all’Eurogruppo. E il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble sostiene: “Dobbiamo continuare ad aiutare la Grecia, ma gli accordi devono avere un senso”. E ripete un suo mantra, che “né la troika, né l’Europa, né la Germania sono da rimproverare per i problemi della Grecia” – un po’ nella serie, chi è causa del suo mal pianga se stesso-.

E’ evidente lo sforzo dei partner della Grecia, Istituzioni e Stati, di non caricare d’attese l’incontro dell’11: Padoan stesso colloca più in là la speranza di un’intesa. Ma c’è pure il tentativo di evitare che il negoziato si risolva nel dialogo, spesso infruttuoso, tra Varoufakis e i suoi colleghi. Mentre, da parte greca, si prova a creare uno iato tra l’Fmi, il cattivo della situazione, e l’Ue, più conciliante.

Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e il premier greco Alexis Tsipras si sono oggi parlati al telefono per fare il punto “dei progressi fatti negli ultimi giorni su un piano di riforme esaustivo per completare positivamente la revisione” del secondo programma di aiuti. Una dichiarazione congiunta informa che i due leader “hanno in particolare discusso sull’importanza delle riforme per modernizzare il sistema delle pensioni” e hanno parlato dell’evoluzione dei salari e delle strutture del mercato del lavoro.

Ieri, mentre l’Fmi diceva che i conti della Grecia hanno bisogno ‘di una sforbiciata’, Mario Draghi, presidente della Bce, e il vice premier greco Yannis Dragasakis avevano fatto il punto del negoziato sul debito e della situazione economica greca.

Sulla quale, non mancano segnali incoraggianti. A febbraio, c’è stato un calo della disoccupazione al 25,4% (dal 25,6% di gennaio e dal 27,2% di un anno prima). E oggi Atene ha pure rimborsato 200 milioni di euro all’Fmi. Entro il mese, però, la Grecia dovrà ancora versare al Fondo 760 milioni di euro. Infine, il governo Tsipras ha collocato con successo 1,138 miliardi di titoli del debito pubblico semestrali a un tasso del 2,97% – una boccata d’ossigeno per le casse asfittiche.

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