Roma, 25 set. (LaPresse) – L’apprezzamento del tasso di cambio dell’euro “ha aggravato” il rallentamento dei prezzi nell’eurozona “continuando a spingere al ribasso l’inflazione” negli scorsi trimestri. Lo ha affermato il presidente della Bce, Mario Draghi, intervendo a Vilnius, in Lituania, alla ‘Euro conference’. Draghi ha ricordato come “nel 2011 l’inflazione era al 3% e ora si attesta allo 0,4%” nell’area dell’euro e, se “tra il 2011 e il 2012” il calo è stato determinato “essenzialmente dal declino dei prezzi del petrolio e, più tardi, dei beni alimentari”, il peso del tasso di cambio si è manifestato “solo più tardi” tra “la fine del 2012 e tutto il 2013”. Il numero uno della Bce ha sottolineato che nell’eurozona “è chiaro che la disoccupazione è diventata molto alta a livello aggregato” e “il livello di debolezza della domanda che si abbina al debito contribuisce a mantenere bassa l’inflazione”. In un’intervista al quotidiano lituano Verslo Zinios, Draghi ha dichiarato che per l’eurozona “nel complesso ci aspettiamo una modesta crescita nella seconda metà dell’anno”. Il numero uno della Bce ha quindi ricordato che l’Eurotwer resta vigile sui rischi legati all’andamento dei prezzi e il suo consiglio direttivo “è pronto a ricorrere a tutti gli strumenti non convenzionali all’interno del suo mandato e a modificare l’entità e la composizione delle misure non convenzionali già annunciate, se sarà necessario a indirizzare ulteriormente i rischi di un periodo troppo lungo di bassa inflazione”.

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