Mps vede la salvezza, Profumo: Non siamo più un rischio per il Paese

Mps vede la salvezza, Profumo: Non siamo più un rischio per il Paese

di Jan Pellissier

Siena, 21 mag. (LaPresse) – “Il mio unico obiettivo è che Mps torni a essere una banca da consigliare agli amici”. Alessandro Profumo alza l’asticella per il futuro di Mps, dopo aver incassato l’ok degli azionisti per l’aumento di capitale da 5 miliardi per la banca toscana, “che non è più problema per il Paese”. Ma “molto resta da fare” aggiunge Fabrizio Viola, a.d. di Rocca Salimbeni, al fianco di Profumo nell’impresa che pareva impossibile di salvare la terza banca dopo i disastri dell’era Mussari, “ed i casi di salvataggi in Europa andati a buon fine non ce ne sono tantissimi”. Il maxi aumento di capitale da 5 miliardi partirà a giugno per concludersi a metà luglio, il filing alla Consob arriverà tra qualche giorno. Un aumento che sarà di molto superiore ai 3,8 miliardi dell’attuale capitalizzazione di Mps, per questo sono molte le insidie prima che l’operazione si concluda, ed il top management della banca non li nasconde: “Vedremo come sarà il mercato tra giugno e luglio, però considerando che negli ultimi mesi c’è stato un volume di transazioni che ha portato il capitale a girare, presumo che chi ha comprato, comprasse nella prospettiva di un aumento di capitale, quindi che non ci fosse una sorpresa, di conseguenza, sono fiducioso. Poi ci sono fattori di mercato fuori da nostro controllo, vedremo”. “Ad esempio la crisi in Ucraina”, ha detto Profumo. Operativamente poi c’è l’incognita dell’inoptato, ovvero che non tutti i 5 miliardi siano coperti dagli investitori, quanto capitato con Carige “è un elemento di attenzione, sui rischi legati alla concentrazione di aumenti di capitale nel periodo estivo” ma comunque “sull’inoptato tireremo le somme a fine aumento”.

Prioritario era liberarsi di una parte rilevante di 4 miliardi di Monti bond che stanno affossando le trimestrali Mps, gli interessi sono pari a oltre un milione di euro al giorno, festivi e domeniche comprese. Monti bond che sono stati una scelta dolorosa ma inevitabile, il perché l’ha spiegato lo stesso Profumo: “Dovevamo coprire il gap patrimoniale che avevamo dopo gli stress test Eba del 2012, c’era un gap patrimoniale di 3,3 miliardi che poi è stato ridotto per una frazione da parte della banca. Sarebbe stato necessario fare un aumento di capitale in quella fase – ha ricordato – noi non provammo a fare l’aumento, perché in quelle condizioni di mercato, un fallimento dell’operazione, avrebbe certamente significato un impatto sul sistema molto rilevante, quindi il Governo ci concesse di accedere ai Monti bond: senza la banca sarebbe stata nazionalizzata direttamente”. “Lo Stato ha preso una grande rischio come portatore di equity con un interesse, è andata bene” ha aggiunto l’ex a.d. di Unicredit. Se passa l’aumento, si scenderà da 4 a 1 miliardo di Monti bond, che la banca restituirà al 100% entro il 2016. Ma non si può escludere un’accelerazione ha spiegato Viola: “Ad oggi il piano prevede la restituzione di quella parte dei fondi nel 2015 e una nel 2016, se in seguito all’Asset quality review dovessero emergere dei risultati particolarmente favorevoli, li esamineremo e poi il cda deciderà. Tra l’altro il rimborso del miliardo residuo, deve avere l’autorizzazione dalla Banca d’Italia”.

Asset quality review e stress test dell’Eba, se passa l’aumento infatti non fanno più paura. In una simulazione basata sui dati finanziari al 31 marzo, fatto l’aumento il Core tier 1 sarà sopra il 13%, valore sopra la media italiana e europea. Resta invece da capire, chi comanderà nella Mps risanata.

Perché oggi il cda è espressione di una maggioranza polverizzata, nel 2012 quando questo cda vide la luce la Fondazione era sopra il 50% e nessun’altro socio poteva per statuto salire oltre il 4%. Ora la fondazione è al 2,5%, BlackRock oltre il 3,23%, Axa è oltre il 3%, Fintech al 4,5% è il primo azionista singolo. Fintech e Gtb Pactual hanno creato un patto con la Fondazione che oggi vale il 9% ma vuole crescere. La Fondazione “ha operato ed opererà come ‘soggetto aggregante’ nell’intento di individuare e mettere insieme investitori qualificati che agiscano, in una logica condivisa e di medio lungo termine, a sostegno del rilancio della banca” ha spiegato la presidente dimissionaria di Palazzo Sansedoni, Antonella Mansi. Un azionariato stabile auspicato anche da Profumo, che non vuol sentire parlare di public company, e che liquida l’idea di un patto alternativo citando Fantozzi ed il suo celebre giudizio sulla ‘Corazzata Potemkin’. Porte aperte quindi a nuovi soci, di aggregazioni o fusioni però non è tempo di parlarne, prima c’è un aumento difficile da completare. La nazionalizzazione non ci sarà più, e la banca sta tornando a generare utili: “Ad oggi abbiamo fatto meglio del piano” spiega Profumo e gli fa eco Viola: “Il management ha l’obiettivo principale di ridare stabilità alla banca sotto il profilo patrimoniale e finanziario, e dare la giusta redditività agli azionisti che da diversi anni soffrono sul fronte dei prezzi e dei dividendi”.

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