di Jan Pellissier
Serralunga d’Alba (Cuneo), 2 apr. (LaPresse) – John Elkann, presidente della Fiat e di Exor, è stato oggi ‘convocato’ da Oscar Farinetti presso la sua Fondazione Mirafiore per spiegare la sua idea di cambiamento. Elkann ha risposto con entusiasmo, in modo a tratti inedito, tracciando un suo Pantheon su chi ha veramente saputo innovare. Ecco allora Lee Byung-chul, fondatore della Samsung che ha iniziato vendendo zucchero. Poi Beppe Fenoglio e la Resistenza, Macchiavelli, la famiglia Ferrero, Pablo Picasso, Leonardo Del Vecchio, poi suo nonno Gianni e, alla fine e un po’ a sorpresa anche suo fratello Lapo, “che ammiro per aver avuto il coraggio di mettersi in proprio”. In più di due ore di confronto con le oltre 200 persone presenti, non ha mai citato Matteo Renzi, poco Marchionne, moltissimo la nuova Fiat, la Fca, per cui ha fissato obiettivi ambiziosi, vedendola tra i primi tre costruttori al mondo, rispetto al settimo posto attuale. Dall’ovetto Kinder allo spot della 500, l’innovazione è di chi è preparato per il futuro, non di chi lo teme.
“Il cambiamento creerà sempre delle resistenze, delle opposizioni” ha spiegato Elkann, aggiungendo che che “ci vuole molto coraggio per cambiare”. “Non è che se uno ha convizioni e valori che vuole difendere, vuol dire che non vuole cambiare o rimanere chiuso in se stesso” ha spiegato ancora il manager. “E’ importante che il cambiamento non sia solo fine a se stesso, ma deve andare oltre” ha aggiunto. “Bisogna capire quali sono l’essenza e i valori, ma sempre cambiando e interprentantdo le nuove stagioni e il mondo che va avanti” ha poi spiegato Elkann, che ha ricordato anche il suo ingresso in Fiat.
“Sono entrato nel cda di Fiat nel 1998 – ha raccontato – studiavo ingegneria all’epoca, e furono momenti molto difficili, perché un’organizzazione così grande, per una serie di ragioni era a forte rischio”. Nel 2002 il ritorno, “dopo aver lavorato alla GE, allora andava molto bene, mentre la Fiat andava molto male. Mio nonno all’epoca non stava bene, quel mondo stava estinguendosi, Fiat allora aveva tanti mestieri diversi, non solo l’auto. Mio nonno mancò nel 2003, il 27 maggio 2004 mancò Umberto, e in quel momento stavamo vivendo uno dei momenti più difficili aziendalmente”. “Il mondo si era aperto e la competizione era aumentata, c’è erano state difficoltà ad interpretare quella realtà, tra 2002 e 2003 le perdite accumulate furono pari a 6 miliardi, l’azienda di fatto era fallita” ha chiarito.
“Avemmo allora la voglia di investire, convinti che le cose potevano andare diversamente. La cosa importante fu capire dove e quando avevamo sbagliato, e nel 2004 dopo una cena con Marchionne, lo convinsi con qualche grappa e delle sigarette – ha ricordato – sigarette che io non fumo, ma quella sera ci volevano. Non fu facile, avevamo avuto cinque a.d. in due anni”. Nel 2008 arrivò la crisi, “che modificò interamente gli equilibiri anche nel mercato dell’auto in Europa. In quel momento si aprì l’opportunità della Chrysler, dal Governo Usa abbiamo avuto un grande atto di fiducia, e progressivamente anche la Fiat si è sviluppata grazie a Chrysler”. La Fiat per farlo ha cambiato molto, “quello che si fa in Italia, oggi e in futuro, lo abbiamo grazie a Chrysler. Sia le Alfa che saranno prodotte, così come le Maserati a Grugliasco, le facciamo grazie ad una serie di prodotti che non avevamo, oltre alla possibilità di avere più volumi e di avere accesso al mercato Usa, ci ha dato opportunità di sviluppo”. E il futuro che cambiamenti propone? “Nel nuovo piano industriale che presenteremo il 6 maggio, ci saranno molte novità e notizie interessanti. Anche quelle potranno essere accolte con scetticismo, ma noi risponderemo con i fatti” ha concluso Elkann.