Roma, 19 nov. (LaPresse) – Dopo 15 ore di trattativa al Mise è saltato l’accordo sulla vertenza Indesit tra i sindacati e l’azienda, che ha deciso unilateralmente la messa in mobilità di 1.425 dipendenti. E’ questo l’esito del tavolo iniziato ieri alle 17,30 al ministero dello Sviluppo economico, che si è protratto per tutta la notte senza che si venisse a capo della situazione. Il Mise ha espresso in una nota “rammarico” per un’intesa “a portata di mano”, ma che alla fine è sfumata, e “determinazione a riprendere, già nei prossimi giorni, a tessere la tela dell’accordo”. Per Gianluca Ficco, coordinatore del settore elettrodomestici della Uilm nazionale, “per quanto traumatica, la procedura di mobilità non rappresenta la fine delle trattative: abbiamo ancora 75 giorni di tempo per cercare una soluzione che scongiuri i licenziamenti e risulti accettabile sia per lavoratori sia per l’azienda”. Secondo Anna Trovò, della Fim Cisl, quello dei vertici di Indesit “è un atto di rottura unilaterale pesante per il suo significato ed esplosivo per i suoi effetti se dovesse essere portato a termine. Riteniamo quindi necessario recuperare il buonsenso e lavorare affinché venga riaperto il confronto e definito un accordo che confermi le fabbriche italiane e gli organici mantenendo i livelli occupazionali”. La vertenza si era aperta nel mese di giugno quando Indesit aveva annunciato un piano industriale che prevedeva la chiusura di due impianti produttivi e tagliava 1.425 posti di lavoro come conseguenza della delocalizzazione produttiva di Indesit in Polonia e in Turchia e della crisi economica in atto. “Nella trattativa odierna – spiega Trovò – sono emerse importanti novità sulle quali l’azienda si era resa disponibile a trattare. Nel dettaglio la richiesta mirava a dare alle fabbriche italiane missioni produttive esclusive e specializzate sulle produzioni di gamma alta, quelle con maggiore marginalità, tali da tutelare i lavoratori e nel contempo, mantenere i livelli occupazionali utilizzando anche gli ammortizzatori sociali, privilegiando tra questi, l’utilizzo dei contratti di solidarietà senza prevedere licenziamenti”. “La proposta – continua l’esponte Fim Cisl – inoltre prevedeva per il polo produttivo di Caserta, la specializzazione produttiva sul frigorifero da incasso e sui piani cottura a gas con il rientro in Italia di produzioni di frigoriferi, oggi realizzate in Turchia, e dei piani cottura destinati, nel piano originale predisposto dall’azienda, alla fabbrica di Indesit collocata in Polonia confermando il trasferimento delle produzioni di lavatrici di gamma bassa. Mentre per il polo produttivo di Fabriano, la specializzazione produttiva sui forni da incasso e sui prodotti speciali (professionali) per gli stabilimenti di Albacina e di Melano, ri-internalizzando la produzione di forni finora acquistati all’estero”. “Infine – conclude la sindacalista – per il polo produttivo di Comunanza prevista la specializzazione produttiva sul lavaggio, confermando la produzione in Italia di tutte le lavatrici di gamma alta a carica frontale. Su questi contenuti non è stato possibile, tuttavia nonostante la lunga trattativa, raggiungere un accordo condiviso che rimane per la Fim un obiettivo alla portata delle parti”.

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